Parte la campagna irrigua, tante colture restano a secco
Salvi vigneti e ortaggi, niente acqua per meloni e angurie
Sassari La vite sì, il melone no. Gli ortaggi sì, il mais no. La siccità che va avanti da mesi ha infine costretto il Consorzio di bonifica della Nurra a fare la conta e a decidere quali colture salvare, garantendo il minimo di acqua indispensabile per la raccolta, e quali affondare. «Una decisione dolorosa» è il commento del presidente del Consorzio Gavino Zirattu, che giovedì ha guidato una difficilissima assemblea con gli agricoltori della piana fra Stintino e Alghero che era considerata un tempo il granaio della Sardegna.
Le scelte L’acqua è poca, pochissima. E il Consorzio di bonifica, che la deve gestire e distribuire fra gli agricoltori, è stato costretto a fare delle scelte. «Abbiamo tentato di salvare quello che potevamo salvare, sulla base di considerazioni di carattere agronomico ma anche economico» spiega Zirattu. Fra le colture che verranno salvate, l’erba medica, fondamentale per l’alimentazione del bestiame.
L’acqua sarà garantita solo a maggio e giugno, ogni mese verranno erogati 700mila metri cubi. L’erba medica può garantire diversi raccolti, nel corso di un anno, ma stavolta non sarà possibile: «Abbiamo deciso di consentire agli allevatori di fare mezza stagione, ma purtroppo non potevamo fare di più».
Buone notizie anche per i vigneti. Quelli di nuovo impianto, riceveranno acqua per tutta l’estate: 150mila metri cubi ogni mese da maggio ad agosto. Quelli già consolidati verranno irrigati a giugno e luglio, con 270mila metri cubi ogni mese. In salvo anche le coltivazioni di ortaggi. Avranno in dote 300mila metri cubi ogni mese per tutta l’estate.
L’acqua verrà garantita anche per le colture arboree, oliveti e frutteti, ma solo per quelli di primo impianto, che si trovano in una fase delicata della crescita, con 50mila metri cubi al mese per ciascuna delle due categorie.
Niente acqua, invece, per le coltivazioni di mais, per i giardini e per le colture forestali né, ovviamente, per tutti gli usi di carattere non irriguo. Quest’anno non partirà nemmeno la coltivazione di meloni e angurie, che richiedono tanta acqua e soprattutto un investimento finanziario molto consistente da parte degli agricoltori. «Non avrebbe avuto senso mettere a rischio investimenti così corposi» spiega Zirattu. Fuori dalla campagna irrigua resteranno anche gli hobbisti, perché la priorità è salvare il comparto economico.
Indennizzi E qui si apre l’altro capitolo. Chi non potrà coltivare, quest’anno si ritroverà ovviamente in grandi difficoltà economiche: «Gli agricoltori hanno accettato in maniera rassegnata e, naturalmente, non sono per niente contenti» afferma Zirattu. «Ora le organizzazioni di categoria faranno le richieste di indennizzo per il mancato reddito, ma questi sussidi devono essere congrui e tempestivi. Non deve accadere, come purtroppo è successo in passato, che vengano pagati in ritardo e che non siano sufficienti a coprire le perdite degli agricoltori».
Il futuro Le precipitazioni di questi giorni non sono state troppo modeste, tanto che l’invaso del Cuga è cresciuto di un milione e mezzo di metri cubi. Ma è tutta acqua che non potrà andare all’agricoltura, perché serve per il consumo umano. Nel Sassarese, infatti, la crisi è tale che, se continuasse a non piovere, potrebbe terminare anche l’acqua da bere. «L’unica speranza è che terminino a marzo 2026 i lavori della Regione sugli acquedotti Coghinas 1 e 2, che permetteranno di dare un apporto importante alle riserve idriche» dice Zirattu. Che poi, rivolgendosi soprattutto alla Regione, chiede di non perdere tempo: «Con la crisi climatica in corso, bisogna programmare con anni di anticipo. Se anche l’anno prossimo arriveremo all’ultimo, saremo punto e a capo».