Olbia, il re della pietra e del metallo chiamato Varalto
L’artista Salvatore Varrucciu portò in alto il nome della città. Sua la Trivenere di bronzo al centro di piazza Matteotti
Olbia. La sua opera più famosa, almeno per gli olbiesi, si trova esattamente nel cuore della città. È la Trivenere di bronzo: la storica fontana attorno alla quale ruota piazza Matteotti. Uno dei simboli artistici di Olbia firmato da Salvatore Varrucciu, nato nel 1937 e scomparso dieci anni fa. Per tutti Varalto, fu uno straordinario pittore e scultore della pietra e del metallo. Divenne così ambasciatore della città nel mondo dell’arte, tra la seconda metà del Novecento e gli anni Duemila. Cominciò giovanissimo. Basti pensare che si mise in luce, neanche ventenne, quando nel 1956 partecipò a una prima estemporanea, che si tenne proprio a Olbia, presieduta dal celebre pittore Renato Guttuso, di gran lunga uno degli artisti più importanti del secolo scorso.
A parte la scultura, Varalto, insieme all’impresa del padre Michelino Varrucciu, realizzò anche le prime residenze d’autore della neonata Costa Smeralda. Solo per citare qualche esempio: la villa del principe Amyn Aga Khan, fratello di Karim, a Porto Cervo, e la villa di Carl Hann, presidente della Volkswagen, a Porto Rotondo. Geometra progettista, quando a Olbia i geometri erano ancora una rarità, Varalto nel 1960 realizzò a Porto Taverna, davanti all’isola di Tavolara, il primo progetto di insediamento turistico sul mare autosufficiente con relativa costruzione comprendente cinque ville, l’imbarcadero sulla scogliera, l’abitazione del guardiano, l’autoproduzione di energia elettrica, due pozzi per l’approvvigionamento idrico, l’impianto di trattamento per le acque, la viabilità, il giardino e le strutture per le scorte, trattandosi di un luogo allora isolato.
Una novità assoluta, considerato che il complesso era stato costruito in un’area in prossimità del mare al di là del demanio quando non era stata ancora neppure pensata la Costa Smeralda. Una straordinaria intuizione, poi confermata in tutta l’opera progettuale e artistica di Varalto. L’artista olbiese espose le sue opere nei circuiti nazionali di prestigio e le sue lavorazioni, sulla pietra e sul metallo ma anche sulla ceramica, vennero richieste da aziende di ogni tipo. Oggi la sua tradizione artistica è portata avanti dal figlio Stefano insieme alla moglie Luana, nel laboratorio di Cugnana.
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