Maghi e cartomanti, in Sardegna un giro d’affari choc
I sardi che nel 2024 si sono già rivolti a fattucchiere, veggenti e stregoni sono già 165mila: i dati dell’Osservatorio Antiplagio
È quanto emerge dall’ultimo rapporto dal titolo “Magia, pseudoscienze, intelligenza artificiale e altre dipendenze” elaborato dall’Osservatorio Antiplagio, attivo dal 1994. Un dossier stupefacente sul rapporto perverso tra gli italiani e il mondo dell’occulto presentato nei giorni scorsi a Torino.
Giro d’affari choc La situazione in Sardegna lascia a bocca aperta. L’isola risulta infatti terreno fertile per certe pratiche, piazzandosi al quindicesimo posto a livello nazionale per quanto riguarda la spesa pro capite e per il numero degli operatori dell'occulto. «I sardi – spiegano Giovanni Panunzio e Alfredo Barrago, rispettivamente fondatore e presidente dell’Osservatorio Antiplagio – sborsano 88 milioni di euro all'anno per farsi predire il futuro e per risolvere le angosce che li attanagliano. Secondo i nostri calcoli, 8 milioni di euro li spendono direttamente negli studi dei maghi e oltre 80 milioni di euro nei consulti online o telefonici». La spesa media di ogni sardo coinvolto in questo genere di riti sarebbe di 500 euro all'anno. Una cifra pazzesca, per quanto inferiore a quella fatta registrare nell’insospettabile Lombardia o in Campania e nel Lazio.
Magia in nero Tantissimo denaro, dunque. «E per di più – continua Panunzio – denaro che nel 98 per cento dei casi risulta incassato in nero, rivelando la più alta evasione fiscale in assoluto rispetto a qualsiasi altra attività». Sempre secondo il Rapporto, soltanto il 2 per cento dei clienti afferma di aver ricevuto un documento attestante il pagamento.
Identikit del cliente Ma chi sono le persone che si rivolgono a sedicenti maghi e cartomanti? Da quale strato sociale provengono? «Il 68% delle persone che cadono nelle trappole esoteriche sono donne, percentuale assolutamente trasversale a ceti sociali, condizioni economiche, età o livello culturale», chiarisce Panunzio aggiungendo che «la debolezza e la disperazione nei momenti difficili è l’unico comune denominatore che lega questa fitta schiera di umanità che davanti a truffe, raggiri e soprusi di ogni genere, abusi sessuali inclusi, raramente denuncia: solo il 3 per cento sopraffatta dal senso di vergogna o paura di ritorsioni, minacce e ricatti».