La Nuova Sardegna

La denuncia

Concorso scuola, rivolta nell’isola: «Noi docenti sardi discriminati»

di Silvia Sanna
Concorso scuola, rivolta nell’isola: «Noi docenti sardi discriminati»

Seconda e terza prova si svolgono nella Penisola, con costi notevoli per il viaggio. E poi la beffa: alcuni candidati si presentano e scoprono di essere già stati esclusi

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Sassari In Campania, in Toscana, in Liguria, nel Lazio. A volte in nave, con viaggi interminabili e nottate spesso insonni, più spesso in aereo con atterraggio nello scalo più vicino alla destinazione, perché i voli diretti, si sa, sono pochi e a singhiozzo. Qualunque sia il mezzo di trasporto, in comune c’è il salasso a carico dei docenti sardi, in missione nella Penisola per affrontare la prove finali del concorso scuola. Dopo gli scritti nell’isola, le altre prove si fanno infatti oltremare: sia quella pratica, sia l’orale. Un disagio notevole al quale si aggiunge la beffa: capita infatti che una volta di fronte alla commissione il candidato scopra di non avere ottenuto un punteggio sufficiente alla seconda prova e dunque di essersi presentato alla terza inutilmente. Fine del concorso, si ritorna indietro.

«È questa l’ultima novità di un concorso i cui criteri sono veramente discutibili. Da settimane protestiamo, perché non è pensabile che noi sardi in particolare siamo discriminati in questo modo». Alberto Marceddu , 36 anni, di Norbello, insegnante di Scienze e tecnologie meccaniche all’istituto Volta di Nuoro, ha superato lo scritto e ora lo attendono la prova pratica, il 31 maggio ad Arezzo, e l’orale il 24 giugno. Alberto mette in fila i disagi. «Il primo è legato ai costi da affrontare: tra viaggio e pernottamento non si spendono mai meno di 500 euro. I colleghi di altre regioni si spostano in treno, autobus o mezzi privati, con un esborso decisamente inferiore. Secondo problema: tra i candidati ci sono mamme che devono viaggiare con i figli piccoli, perché non saprebbero a chi lasciarli. Alcune per questo motivo i hanno rinunciato a sostenere la prova e questa è senza dubbio una grave ingiustizia. Ancora – prosegue Alberto Marceddu – chi partecipa per due classi di concorso deve sostenere l’orale in due sedi e date diverse. Dunque spese e disagi raddoppiati. E poi c’è il terzo problema, che ha veramente il sapore delle beffa: vai lì e scopri che potevi restare a casa, perché non hai superato la prova intermedia o non hai raggiunto il punteggio complessivo sufficiente».

È già successo: «Un collega che ha sostenuto l’orale è rimasto di sasso quando la commissione, dopo avergli fatto i complimenti per l’andamento della prova, ha aggiunto che comunque il concorso non era stato superato perché alla prova pratica non aveva ottenuto il punteggio minimo richiesto - 40 - da sommare all’esito dell’orale. Alla legittima domanda: “Perché non lo avete detto prima invece di farmi venire qui e affrontare l’esame?”, la risposta è apparsa confusa».

La situazione assurda potrebbe ripetersi presto, come raccontano alcuni docenti che qualche giorno fa, a Salerno, hanno affrontato la prova pratica della classe di concorso A51 (Scienze, tecnologie e tecniche agrarie): la commissione ha comunica che non pubblicherà gli esiti della prova ma li scopriranno soltanto il giorno dell'orale. Dunque, anche in questo caso, il viaggio con tutti i disagi correlati, potrebbe rivelarsi inutile. E c’è un altro dettaglio non trascurabile: «In alcuni casi, come nel mio, i candidati devono portare da casa il materiale per fare la prova pratica, perché il Ministero non lo mette a disposizione».

Un’avventura densa di incognite, insomma. Ma i candidati la affronteranno ugualmente perché il superamento del concorso (i posti a bando sono pochissimi) anche se non dà l’immediata abilitazione, si traduce in 3 punti in graduatoria: sono pochi solo in apparenza, se si pensa che una laurea triennale vale appena 1,5 punti nella Gps (graduatoria provinciale). Dunque, in palio c’è un tesoretto imperdibile.

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