La Nuova Sardegna

Criminalità

Assalto alla Mondialpol di Sassari, banditi disposti a uccidere: spari ad altezza d’uomo e parabrezza crivellati

di Davide Pinna
Assalto alla Mondialpol di Sassari, banditi disposti a uccidere: spari ad altezza d’uomo e parabrezza crivellati

Raffiche contro i carabinieri e sul vigilante nella torretta La banda resta fredda anche alla vista dei lampeggianti

29 giugno 2024
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Sassari Banditi pronti a tutto e dal sangue freddo. Non ci sono dubbi sulla preparazione paramilitare del commando che ieri sera, intorno alle 20, ha dato l’assalto alla sede di Mondialpol a Caniga. Basta vedere il parabrezza della prima volante dei carabinieri arrivata sul posto, per rendersi conto della lucidità assassina dei rapinatori: almeno cinque i colpi che hanno raggiunto il cristallo della volante. I militari all’interno si sono salvati solo grazie alla blindatura antiproiettile del vetro.

Drammatico il momento in cui, contattati via radio dai colleghi, hanno raccontato, sotto i colpi dei fucili automatici, la situazione. Poco prima del muro di cinta della sede Mondialpol, alcuni banditi hanno tenuto la posizione con un fitto e preciso fuoco di copertura, rivolto verso la volante e verso la torretta di guardia dell’agenzia di vigilanza. Colpi rivolti ad altezza uomo che lasciano pochi dubbi sulla determinazione dei banditi, disposti anche a uccidere pur di portarsi a casa il bottino, ancora non quantificato. Ciò che stupisce è che anche quando vedono i lampeggianti delle forze dell’ordine, i criminali mantengono il sangue freddo e continuano a muoversi a passo lento: se necessario sparano, altrimenti minacciano i passanti e i residenti e gli intimano di rientrare a casa. Scene leggermente diverse, rispetto all’assalto del 31 gennaio del portavalori a Siligo, quando il tentativo dei vigilantes di sfondare il blocco aveva portato al ferimento di uno dei banditi, dando il via a una situazione caotica che aveva costretto i malviventi a darsi alla fuga in fretta e furia, perdendo per strada un borsone con all’interno un milione di euro. Ma in entrambe le occasioni, ci sono pochi dubbi su un fatto: i rapinatori, almeno quelli che hanno partecipato alla parte più intensa dell’assalto, non erano novellini, ma esperti, magari veterani degli assalti ai portavalori. Spesso, in questi casi, i gruppi di fuoco vengono organizzati mettendo insieme fra loro criminali di diversa provenienza, ma tutti accomunati da esperienza e spregiudicatezza. Abbigliati di tutto punto con tute nere o mimetiche e passamontagna, zaino e fucili automatici, è ancora difficile fornire una stima precisa del numero di persone coinvolte nell’operazione, ma potrebbero essere più decine. Abbastanza da garantire il funzionamento di un preciso meccanismo che, una volta arrivato il segnale dalla sede Mondialpol, ha scatenato l’inferno sulle strade che dalla città conducono alla 131, fra auto in fiamme e chiodi gettati sull’asfalto per coprire la fuga. Le tracce dei banditi si perdono sulla 131, anche se c’è chi riferisce di intense ricerche degli investigatori nella zona di Giave.

Certamente, in pochi minuti si è levato in volo l’elicottero dei Carabinieri che girato a lungo sulla zona dell’assalto e soprattutto su quella di Monserrato e via Budapest, dove i basisti hanno bloccato la strada per agevolare la fuga dei complici.

Grande attenzione l’elicottero l’ha data anche alla zona dell’ospedale San Camillo a Nord e a quella di Tissi, a Sud. Elementi che potrebbero far pensare a una strategia di fuga che prevedeva la divisione del gruppo d’assalto in varie squadre, ognuna delle quali ha seguito una strada diversa per allontanarsi. Ancora, fra gli elementi investigativi che potranno aiutare gli inquirenti a far luce sull’assalto, senza dubbio c’è l’origine dei mezzi rubati impiegati dal commando per la rapina: il mezzo pesante utilizzato per trasportare la ruspa, quest’ultima, e le auto utilizzate per agevolare la fuga.
 

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