Il dolore di un papà cinque anni dopo: «Elisa vorrebbe vedermi felice, sorrido alla vita per lei»
Pierpaolo Riccobono ha perso la figlia 15enne nel febbraio 2020 in un incidente stradale. Ora racconta come si è salvato: «Lei è il mio faro»
Sassari «Il tempo non allevia niente. Però ti aiuta, giorno per giorno, a uscire dalle tenebre in cui si ritrova improvvisamente chiunque debba affrontare la tragedia che è capitata a me. All’inizio vedevo tutto nero, poi piano piano, grazie a lei, ho ripreso a vedere la luce e ora voglio godermi la vita a pieno, come mia figlia avrebbe voluto per il suo papà».
Pierpaolo Riccobono, sassarese di 53 anni, agente di commercio, cinque anni fa - nei giorni in cui il covid stava per cambiare le nostre vite - una sera di carnevale si è ritrovato catapultato all’inferno. Pochi giorni prima che esplodesse la pandemia, la sua esistenza è stata stravolta da un’esplosione ancora più violenta del virus, che miracolosamente lo ha lasciato in vita. E dalla quale ha avuto la forza di rialzarsi e piano piano anche di riprendere a sorridere. Il 29 febbraio del 2020 sua figlia Elisa, di soli 15 anni, era a una festa in maschera con gli amici, a Li Punti. Il giretto del quartiere in moto, con un ragazzino poco più grande di lei, era finito in tragedia. Chi guidava era rimasto ferito, Elisa, studentessa del liceo sportivo di Porto Torres e promettente ballerina, era morta un’ora dopo in ospedale.
Pierpaolo quale è stato il momento più difficile?
«Il momento più difficile è stato “il momento”. Perché quando la vita si spezza ti vengono a crollare tutte le certezze, tutti i pilastri che ti eri costruito. E il pilastro principale della mia vita era Elisa. Perché io, come qualsiasi genitore, vivevo, facevo e sognavo sempre perché c’era lei. Volevo sempre il bene per mia figlia, sempre vederla sorridere. Poi improvvisamente il buio».
E poi cosa è successo?
«Quando la vita ti mette davanti a tragedie di questo tipo hai tre possibilità. La prima, lo dico senza tanti giri di parole, è cercare un ponte e andarsene per sempre. La seconda è vivere strisciando e la terza è cercare di godersi il bello della vita, sapendo che ogni figlio desidera sempre vedere i propri genitori felici. Io ho scelto la terza possibilità, perché so che Elisa non vorrebbe vedermi strisciare, ma vuole la mia felicità».
E ora come sta?
«Sto bene, grazie. E grazie di avermi fatto questa domanda, non tutti hanno il coraggio di farmela. Questi cinque anni li ho vissuti sulle montagne russe. È stato un delirio, perché la cosa più importante al mondo mi è venuta a mancare. Ma fin da subito ho sentito che lei era sempre con me, che mi aiutava ad affrontare questo dramma. E cercando di reagire, grazie alle sue linee guida, perché lei ora è semplicemente il mio faro, sono riuscito a godermi la vita. Cosa che non avevo mai fatto prima. Avevo vissuto una vita strana, quasi a limite. Elisa mi ha insegnato a godermela, sotto tutti i punti di vista. Quando penso a lei, cioè ogni istante della mia giornata, e ho delle difficoltà di vita quotidiane, lei mi dà sempre le risposte».
E quali sono le risposte?
«È una semplice equazione quella che faccio: lei vuole il bene per me, come tutti i figli del mondo».
Che rapporto avevate?
«Splendido, di totale fiducia e complicità. Ricordo quando un giorno in macchina, a 14 anni, mi confidò che aveva iniziato a fumare. Le dissi che le sigarette non le avrebbero fatto bene, ma non mi arrabbiai. Poi venni a sapere che lo aveva raccontato felice ai suoi amici. Sapeva che poteva fidarsi di me e questo mi riempie ancora di gioia».
La festa del papà che giornata sarà?
«Sarà un giorno in cui penserò a lei ancora di più. Ma sempre con il sorriso e con un occhiolino per la mia bambina».
In quei giorni di marzo del 2020, poco dopo la tragedia, lei prese pubblicamente le difese del ragazzino che guidava la moto, che era stato attaccato sui social. Fu un gesto molto altruista.
«Insieme alla mamma di Elisa ci facemmo una semplice domanda: Elisa cosa avrebbe voluto? E anche in quel caso la risposta me la diede lei».
Lei da anni scrive sui social messaggi positivi, di speranza. Si concludono sempre con la frase “Più uno”.
«Quando scrivo sui social mi rivolgo a Elisa, non lo faccio per avere like o compassione. Non ho ricette per chi sta vivendo il mio dramma purtroppo, ognuno deve trovare la sua strada da solo. Ma ogni genitore deve sapere che un figlio, anche se non c’è più, non vorrebbe vederlo triste. La vita merita comunque di essere vissuta al meglio, nonostante le tragedie. “Più uno” era il modo di quantificare con lei l’amore che provavo nei suoi confronti, era una cosa nostra che continuo a fare».
Crede che ci sia qualcosa dopo la vita?
«Credo nell’uomo. E credo che l’inferno e il paradiso siano su questa terra. E credo anche che la vita ce la costruiamo noi, dobbiamo essere abili nel seminare bene per ricevere bene».
Come vede il suo futuro?
«Lo vedo».
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