«Il mio Sandro, dottore di tutti. Portate avanti il suo esempio»
Le parole della moglie di Alessandro Fiori, medico di base morto di Covid
Sassari Ileana Daniela Truica («ma tutti mi chiamano Dana») va ogni giorno al cimitero di Usini e si ferma di fronte a una lapide. Quella di Alessandro Fiori. Medico di base e cardiologo morto nella notte tra 18 e 19 novembre, nel 2020. Aveva 63 anni, è una vittima del covid. Anche se non c’è più, l’idea di andare a trovare il suo «Sandro» la rincuora.
Dana si affretta a elencare tutte le attenzioni che suo marito le dava. «Sapeva che mi piacciono i gladioli» e glieli faceva trovare sul tavolo. Il caffè glielo portava a letto ogni mattina. «Accendeva la tv, si faceva la barba e usciva alle otto meno dieci». In questi anni ha tenuto a mente tutti i dettagli, si è aggrappata a quelli.
A Sassari era conosciuto come il «medico di tutti», perché negli anni Alessandro Fiori si era fatto voler bene per l’incredibile dedizione al lavoro rivolto alle fasce più povere e fragili. La passione per la medicina l’aveva ereditata dal padre Giovanni, anche lui molto noto in città. Oltre all’ambulatorio in via Zanfarino, ne aveva un altro in piazza Santa Maria, proprio di fronte alla chiesa e con le porte sempre aperte. Anche per i tanti che non potevano permettersi delle cure altrove. Fiori era stato contagiato dal virus proprio nei giorni in cui era impegnato ad accogliere tanti pazienti per le vaccinazioni contro l’influenza. Quel lutto «è stato straziante e irreale», aveva detto un anno fa la sorella, Maria Letizia.
Come tutte le vittime di covid, è andato via tra le mura del reparto d’ospedale senza poter vedere i suoi cari. Oggi Dana trova il coraggio di parlare di suo marito. Con Sandro si erano conosciuti nel 2008, e nel 2013 erano arrivate le nozze in Romania, il Paese di lei. «Mi ha fatto vivere la vita che ogni donna può desiderare, era una persona buona, del segno della Bilancia, io Vergine, più vulcanica, ma non abbiamo mai litigato», dice con dolcezza. «Voglio che il suo nome venga ricordato e non solo nelle occasioni (ieri era la giornata nazionale per le vittime di covid, ndr)». A tal proposito, il desiderio più grande della compagna di vita di Alessandro Fiori sarebbe donare la sua biblioteca, l’archivio di manuali specialistici e di letture, per creare un fondo. «Vorrei donare tutti i volumi alla biblioteca universitaria della facoltà di Medicina – sogna a occhi aperti Dana Truica –. Immagino studenti e studentesse che vedendo una targhetta con il suo nome si fanno prendere dalla curiosità di sapere chi fosse, e studiano dai suoi stessi libri».
Una targa dedicata a Fiori c’è già ma nel parco di Rizzeddu, insieme ai nomi di Marco Spissu, Antonio Contini, Luigi Granella e Giovanni Battista Meloni, medici deceduti proprio durante la pandemia. La cerimonia d’inaugurazione dell’installazione si è svolta da poco, a dicembre. «E mi dispiace, se posso dirlo, averlo saputo da persone conoscenti. Un gesto molto bello, ma avrei voluto essere interpellata». Con dovizia di particolari, la donna descrive un’istantanea. Lei e il suo Sandro a passeggio per Istanbul, abbracciati, «dicevamo che, più delle parole, sono gli sguardi che spiegano tutto. E in quella foto che continuo a rivedere c’è il suo sguardo che è proprio innamorato. Mi guardava sempre in quel modo».
Ancora, racconta, per strada le capita di essere fermata da persone che le sorridono e le raccontano un aneddoto: ex pazienti del medico Fiori, conservano il ricordo di un dottore instancabile. Lo conferma Dana, tra l’altro fa parte dell’associazione “Medici a mani nude” che riunisce i familiari di chi ha perso la vita per il covid. La valigetta del lavoro è lì dove Sandro l’aveva lasciata l’ultima volta. A casa, «sopra la sedia all’ingresso del soggiorno».