La Nuova Sardegna

Sassari

La vicenda

«Ha truffato l’ingegnere»: il pm chiede due anni per una giovane escort

di Nadia Cossu
«Ha truffato l’ingegnere»: il pm chiede due anni per una giovane escort

L’uomo, innamorato, era arrivato a darle 120mila euro

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Sassari Due anni di reclusione e duecento euro di multa per quella che la Procura definisce una vera e propria “truffa sentimentale”. È la richiesta di condanna presentata ieri mattina dal pubblico ministero Antonio Piras nei confronti di una escort di 30 anni accusata di aver ingannato un ingegnere sassarese sessantenne che si era innamorato di lei.

La donna, difesa dall’avvocato Franco Mario Fois, è finita a giudizio davanti al giudice Monia Adami che ha rinviato il processo a giugno per le discussioni del difensore e dell’avvocato di parte civile Pietro Diaz. L’imputata, secondo l’accusa, avrebbe approfittato del forte sentimento che l’ingegnere provava nei suoi confronti per farsi dare 120mila euro («donazioni», le aveva definite il professionista) per curare in Romania tre tumori. Se non lo avesse fatto sarebbe morta.

In mezzo ci sarebbero stati regali costosissimi, borse di marca, profumi, biglietti aerei. Persino una Mercedes, «perché aveva necessità di spostarsi in Romania per sottoporsi alle cure» aveva spiegato lui in aula. Dall’altra parte il racconto reso dalla giovane escort, “dichiarata”, con tanto di profilo accompagnato da foto e pubblicato su un sito di annunci “specializzato”. «Lo facevo proprio per potermi curare – si è sempre difesa lei – E lo facevo anche con lui». «Io non sapevo che svolgesse l’attività di meretricio – aveva detto l’uomo nella denuncia – l’ho scoperto navigando su internet. E non appena mi sono accorto che la nostra relazione non era frutto di un sentimento sincero l’ho interrotta».

E ha presentato denuncia. L’origine della storia – che risale al 2021 – è diversa a seconda di chi la racconta. Per la donna i due si sarebbero incontrati attraverso un sito di appuntamenti dove lui l’aveva contattata. Per l’uomo, invece, si sarebbero conosciuti al supermercato. E da quel momento avrebbero iniziato a frequentarsi e sarebbe nata una relazione durante la quale il 60enne si sarebbe sentito in obbligo di aiutarla donandole dei soldi che sarebbero serviti ad affrontare le operazioni. Come prova, lei gli avrebbe mostrato una mail in lingua romena dalla quale si intuiva che avesse effettivamente tre tumori.

La 30enne, però, non ha mai chiesto direttamente il denaro: «Mi sono sentito spinto ad aiutarla, viste le sue difficoltà economiche. Quasi settimanalmente le inviavo bonifici». A un certo punto i rapporti si erano interrotti. «Quando ho realizzato che si prostituiva ho iniziato ad avere seri dubbi sulla nostra relazione». «Lui era un cliente abituale – ha sostenuto invece l’imputata – e abbiamo iniziato a frequentarci al di là del lavoro, mi ero affezionata, era pieno di premure e mi faceva molti regali». Poi la scoperta della denuncia: «A un certo punto si allontanò dicendomi che era tornato con la compagna e non ci sentimmo più. Un giorno arrivarono a casa i carabinieri e appresi della denuncia».

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