La Nuova Sardegna

Le truffe

Una valanga di cestini, bronzetti e ceramiche falsi sul web: ecco la Sardegna taroccata

di Serena Lullia
Bronzetti nuragici taroccati
Bronzetti nuragici taroccati

Sulle piattaforme di e-commerce migliaia di imitazioni dell’artigianato isolano. Pezzi spacciati per opere realizzate a mano ma sono prodotti industriali

18 luglio 2024
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Sassari Tradizione, identità, maestria. C’è tutto questo nell’artigianato della Sardegna che vanta prodotti iconici. Tappeti, ceramiche, oggetti in ferro battuto, gioielli in filigrana oltre che formaggi e salumi. Un patrimonio di bellezza e bontà costantemente minacciato dalla contraffazione e dalla vendita a prezzi stracciati. Che svalutano i prodotti originali utilizzando materiali di scarsa qualità e metodi industriali, ingannano anche i consumatori esperti ma talvolta vengono proprio scelti da chi si accontenta delle imitazioni pur di portarsi a casa un pezzo, seppur finto, di Sardegna. Non solo quindi le maschere dei Mamuthones svendute a pochi euro negli espositori dei discount. Un colpo al cuore di chi custodisce con orgoglio il significato di quelle maschere e conosce il lavoro degli artigiani nel realizzarle.

Tra i prodotti dell’artigianato sardo più copiati ci sono i tappeti. Quelli originali hanno una fama secolare per i loro particolari disegni come per la qualità dei materiali usati. Possono costare fino a 13mila euro per pezzi autentici. Capolavori tessili che sono il frutto di ore di lavoro manuale, utilizzando tecniche tramandate di generazione in generazione. Nel mercato parallelo delle imitazioni, che corrono su piattaforme di e-commerce mondiali oltre che nei negozi fisici, si trovano facilmente imitazioni per un centinaio di euro. On line basta poco per scoprire che i pezzi spacciati per lavorazioni artigianali, non solo non hanno nulla di Sardegna ma nemmeno di artigianale perché usciti dalle fabbriche.

La cestineria sarda è un altro di quei pilastri dell’artigianato isolano dalla tradizione secolare, tramandati come gioielli. A partire dai materiali che vengono usati. Olivastro, salice, canna mediterranea, midollino, talvolta anche il mirto. Dietro ogni pezzo, che è unico, ci sono ore e ore di lavoro, talvolta giorni. Un intreccio che merita i prezzi con cui questi piccoli capolavori della manualità a quattro mori vengono venduti. Anche alcune centinaia di euro. Quelli contraffatti sono prima di tutto realizzati con materiali sintetici e possono essere acquistati a meno di venti euro. La bellezza e la durabilità dei cestini originali non hanno paragoni, ma in molti optano per le versioni economiche anche se poi sono produzioni in serie senza nemmeno una traccia di autenticità sarda.

Il campionario prosegue con le ceramiche. Acqua, argilla, le mani che si muovono sul tornio dando forma al pensiero. Questi gli ingredienti dell’arte artigiana declinata in piatti, vasi, tazzine, lampade. A cui si aggiunge una componente che è quasi un autografo, i colori di geometrie e forme di animali. Il mercato della contraffazione li svende a pochi euro. Oggetti che non hanno nulla a che fare con la bellezza e la durabilità delle ceramiche originali ma attraggono gli acquirenti per il loro prezzo basso. Qualcuno è addirittura convinto di fare un affarone.

Ci sono poi i bronzetti nuragici, simboli della identità di Sardegna. Arcieri, guerrieri, capitribù, divinità. Nel 2018, tra le proteste un arciere nuragico prodotto nel VII secolo prima di Cristo venne messo all’asta nella sede newyorchese di Christie's. Range di prezzo tra 25mila e 35mila dollari. Ovviamente in questo caso si parla di pezzi di archeologia. Ma gli artigiani sardi sono in grado di riprodurre gli originali con estrema perfezione. Anche in questo caso parliamo di lavori lunghi, complessi, delicati, con una cura dei dettagli quasi maniacale. I più piccoli hanno prezzi tra i 18 e i 20 euro. Ma si può arrivare anche a 200 euro. Quelli prodotti in serie industriale hanno costi dimezzati. C’è poi il settore delle bontà nostrane spacciate per sarde quando la Sardegna non l’hanno respirata manco da lontano. Formaggi e salsicce che sono un insulto alla tradizione gastronomica isolana e al duro lavoro delle campagne.

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