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Turismo

Camerieri e lavapiatti introvabili, sono gli stranieri a salvare l’estate della Sardegna

di Serena Lullia
Camerieri e lavapiatti introvabili, sono gli stranieri a salvare l’estate della Sardegna

Piero Loi, Iti hotels: «Abbiamo assunto 1900 stagionali, ma con difficoltà: eppure offriamo contratti nazionali e a nostre spese alloggi, pranzo e cena»

05 agosto 2024
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Sassari Il morbo della carenza di personale contagia anche i colossi dell’accoglienza turistica. Non c’è settore del lavoro rimasto immune dalla difficoltà di trovare dipendenti per la stagione. Piero Loi, titolare della Iti Marina Hotels & Resorts, colosso della ricettività in Sardegna con una quarantina di strutture da Orosei a Cagliari a Porto Cervo, non nasconde il percorso in salita per coprire i 1900 posti stagionali fondamentali per garantire un servizio di eccellenza ai clienti. In particolare lavapiatti e lavoratori generici. A salvare la stagione i lavoratori del nord Africa e dell’est europeo. Per completare invece la rosa delle figure con particolari qualifiche professionali, esauriti i numeri di quelli offerti dalle scuole di formazione in Sardegna, Iti hotels si è rivolto a quelle del resto della penisola. Per tutti gli assunti contratti di lavoro nazionali con aggiunta di vitto e alloggio, queste ultime spese aggiuntive che pesano sulle tasche dell’azienda. Un mix di gratificazione economica e abitativa per assicurare al personale motivazione e qualità della vita.

«La carenza di personale non è un problema del settore turistico ma è di carattere generale – spiega il manager Piero Loi –. Sicuramente nel nostro settore si acuisce perché si tratta di lavoro stagionale. E i motivi sono diversi. Buona parte delle figure professionali, dopo il Covid hanno cambiato settore. Va poi aggiunto che c’è poca formazione anche perché molti degli enti regionali che prima garantivano la preparazione di figure professionali non ci sono più e quindi il numero di professionalità che offre la Sardegna non sono sufficienti rispetto alla domanda». Il livello di difficoltà nel reclutamento si impenna per le figure meno qualificate, quindi generici o lavapiatti. Per i quali Iti hotel applica il contratto nazionale di lavoro. Un esempio pratico: 1600 euro per un lavapiatti, a cui si aggiungono vitto e alloggio.

«Le difficoltà maggiori non sono tanto sulle figure di area impiegatizia-dirigenziale ma sui lavoro più manuali, in particolare su sala e cucina. Si sta sopperendo andando a cercare direttamente nelle scuola di formazione nazionale perché a livello regionale non sono sufficienti. Per le altre figure di livello professionale minore, per cui non è richiesta una qualifica specifica come il lavapiatti, lavoro che gli italiani rifiutano di fare, si sopperisce con personale che viene dal nord Africa e in misura minore dall’est Europa».

Loi analizza il problema in modo completo, riconoscendo le giuste richieste del lavoratore di uno stipendio equo come da contratto nazionale, ma sottolinea anche il sacrificio dei datori di lavoro. Quelli seri. «Giustamente i lavoratori chiedono di essere pagati il giusto e a oggi non ci sono persone disposte a farsi schiavizzare. Va anche detto però che a nostro carico ci sono vitto e alloggio. Costi di un certo peso di cui spesso nessuno parla e che vengono considerati obbligatori. Ma ciò non avviene ad esempio in altri settori». Ad esempio un insegnante che vince una cattedra in un comune lontano o diverso da quello di residenza non riceve dal Provveditorato anche alloggio, pranzo e cena pagati. «Nel tempo sono cresciute anche le richieste. Ad esempio alloggi indipendenti, garanzia di privacy, aria condizionata. Bene tutto, ma non dimentichiamo che tutto questo è un costo aggiuntivo per le aziende. Noi prendiamo in affitto gli appartamenti per il nostro personale a prezzi di mercato. Basta additarci come schiavisti».

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