La Nuova Sardegna

L’emergenza

Nei bacini c’è acqua fino a marzo: senza piogge l’isola resterà a secco

di Salvatore Santoni
Nei bacini c’è acqua fino a marzo: senza piogge l’isola resterà a secco

Per la prima volta la disponibilità è scesa sotto i 700 milioni di metri cubi. Ogni giorno i sardi ne consumano 3 milioni ma la metà si disperde

09 agosto 2024
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Sassari Da una parte l’isola stretta nella morsa del grande caldo, senza piogge a dare sollievo ai campi e rimpinguare le scorte d’acqua. Dall’altra, invece, un fiume in piena che attraversa le condotte e per metà si disperde nel nulla: ogni giorno oltre 3 i milioni di metri cubi che escono dagli invasi. È questo il dato che emerge dal report interno dei bacini gestiti dall’Enas, che tira le somme quotidiane di una contabilità dell’acqua che sempre più in picchiata.

La grande sete Il report viene redatto sulle osservazioni idrauliche degli invasi principali gestiti dall’ente regionale. Dai numeri emerge che in questa stagione l’acqua contenuta nel sistema idrico è scesa per la prima volta sotto la quota di 700 milioni di metri cubi disponibili. Si tratta di rilevazioni quotidiane che danno la misura, anche al netto delle restrizioni in atto nei territori più in crisi, della grande sete dell’isola, nel pieno della stagione turistica e anche di quella irrigua. «Per quanto riguarda l’uso potabile – spiega l’assessore dei Lavori pubblici, Antonio Piu – i Comuni più in crisi sono quelli si approvvigionano da fonti locali come pozzi e sorgenti. Penso in particolare a zone come Ogliastra, Gergei e Sulcis. Non registriamo problemi, invece, per quelli allacciati al sistema multisettoriale. La vera drammaticità è quella dell’agricoltura. Lo stato di emergenza ci ha permesso di aprire un tavolo coordinato dalla protezione civile e stiamo fondamentalmente cercando di replicare il lavoro fatto per la crisi in Baronia: raccogliere dai Comuni le proposte delle opere necessarie per alleggerire la crisi. Per il resto dobbiamo aspettare le piogge, che sarebbe la soluzione a tutti i problemi».

La mappa Il grosso dell’acqua si trova nella diga a Cantoniera Tirso (309 milioni di metri cubi registrati il 9 agosto), nel Liscia (64 milioni) e Nuraghe Arrubiu, sul Flumendosa (162 milioni). Di questi tre mega invasi è proprio quest’ultimo ad aver subito i consumi più contenuti: attualmente si trova al 62% di capacità. Mentre nel bacino del Liscia, nelle 24 ore tra l’8 e il 9 agosto, il livello dell’acqua è sceso di 5 centimetri (9 il giorno precedente): sono stati consumati circa 200mila metri cubi. A Cantoniera Tirso sono 900mila i metri cubi in meno registrati dall’Enas. Questi dati, se raffrontati a quelli contenuti nell’ultimo bollettino degli invasi che aveva fotografato la situazione al 31 luglio, sono significativi dell’acqua che l’isola sta “bevendo” ogni giorno. Nel giro di una settimana il Liscia è passato dal 67 al 62% di acqua disponibile; Cantoniera Tirso dal 76 al 74%; la diga del Leni, a Villacidro, dal 32 al 29%. E ancora, da Monteleone Rocca Doria vengono prelevati ogni giorno oltre 200mila metri cubi: il bacino è passato dal 33,2 al 30%.

Reti colabrodo Di recente la Cgia di Mestre ha fotografato la situazione nazionale e regionale dell’acqua che si disperde nelle reti idriche. In questa classifica delle “maglie nere” la Sardegna si posiziona al quarto posto col 52,8% di perdite: a fronte di 424 litri pro capite immessi in rete, ci sono 224 litri che si disperdono. Il dato peggiore dei capoluoghi sardi è quello di Sassari, che si colloca all’11esimo posto nazionale con 410 litri di acqua pro capite immessa in rete e 260 litri persi, pari dunque al 63,4% di perdite. A seguire a poca distanza c’è Oristano col 60,4%; Nuoro (55,4%) e Cagliari (53,5%). Il dato migliore dell’isola lo registra Carbonia: si perdono soltanto 52 litri pro capite sui 239 immessi in rete, pari quindi al 21,7%: un autentico successo.

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