La Nuova Sardegna

La storia

Sassari, bimba di un anno in cella con la madre: «Col girello dietro le sbarre»

di Federico Spano
Sassari, bimba di un anno in cella con la madre: «Col girello dietro le sbarre»

La garante dei detenuti Irene Testa: «È inaccettabile»

17 agosto 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Sassari La cella è appena più grande delle altre, in un angolo c’è un cucinotto per scaldare il latte, accanto a una parete c’è una branda, ma niente di più. Al centro, una donna e la figlia di appena anno che cammina dentro un girello. Appena vede qualcuno, la piccola si avvicina alle sbarre e tende la mano. Quella che sembra la scena di un romanzo di Charles Dickens è l’esperienza vissuta il giorno di Ferragosto dalla garante dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, in visita nel carcere di Bancali. La piccola è la figlia di una donna detenuta da circa quindici giorni. La bimba, nata prematura, sembra più piccola della sua età e ha un soffio al cuore, che richiede un controllo cardiologico.

«È stato un impatto molto forte, molto triste – racconta Irene Testa –. Qualcosa che non si vorrebbe mai vedere in un carcere. È difficile accettare una situazione del genere, è inconcepibile che una bimba così piccola possa stare in una cella così piccola. La chiamano cella nido, ma è una cella a tutti gli effetti. La piccola ha le attenzioni di tutto il personale del carcere – spiega la garante dei detenuti, che è anche tesoriera del Partito Radicale –, è trattata benissimo e mi sono resa conto che da quel punto di vista hanno tutti una grande attenzione. Anche le istituzioni preposte si sono adoperate per risolvere questa situazione. La mamma finora ha rifiutato le proposte che le sono state fatte, ma è chiaro che un punto è sicuro: la bimba non può stare lì e non può crescere dentro un carcere. Mi auguro che si trovi presto una soluzione per questa bambina e per gli altri 25 piccoli sotto i tre anni che si trovano nelle carceri italiane. Sono innocenti e non dovrebbero stare in una cella, molti di loro porteranno con sé i traumi di questa esperienza».

In Sardegna dal 2014 esiste un Icam, ossia un istituto a custodia attenuata. Si trova a Senorbì, ma non è mai stato utilizzato. «Sono stati sporadici i casi di mamme con bambini in carcere nell’isola, ed è un bene – spiega Irene Testa –, però quando capita perché non si usa questa struttura? C'è da chiedersi se la situazione di questa bimba non possa essere la molla per aprire finalmente questo Istituto. Il problema è che la mamma ha altri bimbi che risiedono nel Sassarese e difficilmente si sposterebbe a Senorbì con la piccola».

L'Icam è una struttura simile a un appartamento, che nasce per tutelare i bambini, che non sono costretti a vedere personale in divisa. La vita all’interno si svolge in modo del tutto normale, è come una casa, con le camere da letto e la cucina, ma le detenute non possono uscire. «È da almeno venti o trent'anni che ogni governo promette di non far più entrare bambini in carcere - conclude la garante sarda -, ma la situazione non cambia mai. Sarebbe opportuno creare più case famiglia protette, che sono preferibili agli ICAM perché, pur essendo una forma di detenzione, sono meno traumatici peri i bambini. Inoltre, in queste strutture si potrebbe fare un buon lavoro culturale e pedagogico».

In Primo Piano
Capo Pecora

Dramma sulla costa di Arbus: escursionista 37enne precipita da una parete rocciosa

Video

Olbia, in migliaia in chiesa per l'ultimo saluto a Gioele Putzu

Le nostre iniziative