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Boschi malati, ipotesi lockdown per le foreste già infettate

di Andrea Massidda
Boschi malati, ipotesi lockdown per le foreste già infettate

Soluzioni a confronto nel vertice convocato dalla Regione. A rischio sugherete, lecci e roverelle

22 agosto 2024
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Cagliari Un vertice per cercare (e possibilmente adottare senza perdere tempo) soluzioni al problema che sta interessando le sugherete e le altre piante della Sardegna, in particolare nella zona del nord-est . Martedì prossimo, 30 agosto, l’assessorato regionale alla Tutela dell’Ambiente, in piena sinergia con quello all’Agricoltura, riunirà a Cagliari tutti gli enti e i soggetti – dall’Agris all’Università di Sassari – investiti del compito di affrontare la questione che sta mettendo a rischio morte i boschi di parte della Sardegna. Ad annunciarlo è l’assessora regionale Rosanna Laconi, che spiega esplicitamente come preferisca attendere dati precisi sulla situazione prima di esprimersi sulle eventuali misure da mettere in campo per contenere il fenomeno. «È inutile parlare prima di avere un quadro preciso della situazione – dice –, durante l’incontro di martedì emergeranno numeri e dati precisi che ci consentiranno di valutare e programmare interventi precisi».

Prima di tutto, sembra di capire, la Regione vuole avere un quadro chiaro della situazione, e soprattutto individuare le cause. «Il tavolo servirà anche a mettere a confronto le diverse tesi degli esperti – sottolinea l’assessora all’Ambiente – perché sulle reali cause del problema ci sono varie scuole di pensiero». Pur non esprimendosi ancora sulla questione, dunque, l’assessora Laconi non esclude la possibilità di isolare aree verdi dell’isola contaminate. Un’ipotesi ventilata dal professor Quirico Migheli, ordinario di Patologia vegetale presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Nel premettere che – al di là del clamore mediatico – ad essere in pericolo non sono soltanto le sugherete, bensì «molte altre specie come il leccio o la roverella, per esempio».

Migheli sottolinea che a causa delle note ragioni legate allo stravolgimento del clima, i vari microrganismi che aggrediscono le piante si trovano davanti soggetti molto più suscettibili e con scarsa capacità di resistenza. Il che le sottopone al rischio di ammalarsi. «Lo stress al quale sono esposte le piante – dice Migheli – riduce la loro reattività.Il risultato è che muoiono molto prematuramente e anche rapidamente. Insomma, le cause dirette sono gli insetti come i lepidotteri defogliatori o la famigerata phytophthora, ma a monte c’è una forte perdita di resistenza delle piante». Di conseguenza, suggerisce sempre il professor Migheli, «è necessario isolare le zone infette in maniera drastica, proprio come si potrebbe fare con il focolaio di un’epidemia che colpisce l’uomo, cioè vietando l'accesso a determinate “zone rosse” o consentendolo solo agli addetti ai lavori ma a condizione che vengano disinfettati gli pneumatici dei veicoli e persino le suole delle scarpe».

Misure estreme che tuttavia potrebbero risultare assolutamente necessarie per scongiurare l’apocalittica ipotesi di desertificazione del territorio, con le immaginabili conseguenze nefaste sul paesaggio e sull’economia in senso lato. Tutte questioni, comunque, che verranno appunto analizzate martedì prossimo durante il vertice convocato a Cagliari nella sede dell’assessorato all’Ambiente, al termine del quale ci si attende una conferenza stampa che faccia chiarezza sulle misure che la Regione intende adottare per scongiurare il disastro.

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