La Nuova Sardegna

L’analisi

In Sardegna più pensioni che stipendi: «Regione a natalità zero, saranno i migranti a sostenere il sistema»

di Andrea Massidda
In Sardegna più pensioni che stipendi: «Regione a natalità zero, saranno i migranti a sostenere il sistema»

Parla Fausto Durante, segretario generale della Cgil isolana. L’area della vecchia provincia di Cagliari è l’unica del Mezzogiorno insieme a quella di Ragusa a registrare ancora il segno positivo

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Cagliari L’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia sulla base dei dati forniti dall’Inps e dall’Istat, fa tremare le gambe: in Sardegna, seguendo un trend drammatico relativo a tutto il Sud d’Italia (ma non solo), si pagano molte più pensioni che stipendi. E il fatto che l’area della vecchia provincia di Cagliari sia, insieme a quella di Ragusa, l’unica del Mezzogiorno a registrare ancora il segno positivo (precisamente 10 mila bustepaga in più rispetto al numero di chi gode della giubilazione) non deve certo stimolare sospiri di sollievo. Perché nel giro di qualche anno il sorpasso è destinato a compiersi in tutto il Paese. Servono dunque azioni immediate che vadano a incidere sulla denatalità, sul lavoro precario, sul welfare e sull’immigrazione. Ne è convinto Fausto Durante, segretario generale della Cgil isolana, che per far fronte al problema chiama in causa il governo nazionale, ma anche Unione europea e Regione.

Denatalità «Le politiche finalizzate a stimolare le nascite sono totalmente inesistenti – dice –, e gli aiuti che vengono dati in forma di bonus bebè, bonus asili o bonus scuola sono di importi talmente limitati e di accesso così difficile che non hanno nessun effetto incoraggiante per spingere i giovani a crearsi una famiglia».

Precariato A questo primo elemento critico il dirigente sindacale ne collega un altro altrettanto cruciale: l’instabilità occupazionale. «La maggior parte dei giovani – spiega – si trova in una condizione di lavoro precario e normalmente sottopagato, al punto che decidere di mettere al mondo un figlio appare come una scelta comprensibilmente azzardata: se io non ho certezza della stabilità del reddito, se non ho sicurezza nel fatto che posso assumermi la responsabilità di mettere al mondo un figlio assicurandogli una vita quantomeno serena, è chiaro che sono portato a desistere».

Immigrati La terza argomentazione che Fausto Durante mette sul tavolo riguarda l’arrivo e la regolarizzazione dei migranti in grado di garantire nuova forza lavoro. «È evidente come la luce del sole che abbiamo bisogno di questa risorsa – sottolinea il segretario generale della Cgil in Sardegna – ma sino a quando ci saranno politiche repressive che rendono sempre più difficile avere la cittadinanza e che magari rendono lineare e legalizzato lo schiavismo e il caporalato, non andremo da nessuna parte».

Le proposte Ma davanti a un quadro così inquietante che cosa possono fare i governi a vario livello? Per Fausto Durante non ci sono dubbi: c’è bisogno di ricominciare a investire nelle politiche sociali. «Veniamo da decenni di tagli lineari alla spesa per l'assistenza sociale, per la previdenza e per la sanità, mentre le politiche di welfare sono un fattore di sviluppo e di progresso, non uno spreco di risorse pubbliche. Vale sia per Roma sia per Bruxelles. Per quanto riguarda invece la Regione – conclude il dirigente sindacale – va risolto senza esitazioni il problema dello spopolamento delle aree interne, mantenendo in loco i servizi essenziali e garantendo un buon sistema di trasporti».

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