La Nuova Sardegna

Il reportage

L’estate a San Teodoro: strade invase da turisti e code nei ristoranti

di Paolo Ardovino
L’estate a San Teodoro: strade invase da turisti e code nei ristoranti

Il paese gallurese simbolo del fenomeno dell’overtourism: dai 5mila residenti “invernali” si arriva a punte di 100mila

24 agosto 2024
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Inviato a San Teodoro Essere una meta turistica ad alti livelli signifca dover convivere con pregi e con difetti. Come capita a San Teodoro, il paese di 5 mila abitanti che d’estate raggiunge circa 100mila presenze. Una lunga serie di difetti è stata confermata di recente anche dalla sindaca Rita Deretta: accogliere così tante persone significa decuplicare gli sforzi per i servizi di base. E a volte non basta. Questa è stata l'estate della siccità e delle ordinanze per chiedere alla popolazione di aprire i rubinetti il meno possibile. Ma tutto sommato è andata bene, la paura di rimanere a secco ormai è alle spalle. E comunque, al netto dei problemi, è stata la stagione dell’overtourism. Più che in passato.
 

Il paese In una sera di fine estate, il primo profumo di San Teodoro è anomalo. Mischia quello che proviene dalle terrazze dei ristoranti, profumi di piatti di mare e grigliate, al cattivo odore dei gas di scarico delle auto incolonnate alla ricerca di un parcheggio tra le vie del centro e residenziali. I commercianti dietro le bancarelle di via Sardegna alle 21 stanno ancora sistemando banchi e oggetti. È ancora presto, i turisti sono a passeggio ma il grosso arriverà a serata inoltrata, quando chi è tornato dal mare si sarà dato una sistemata e quando i tavoli dei ristoranti teodorini si svuoteranno. Il picco massimo di Ferragosto è stato superato da oltre una settimana, ma gli strascichi di stagione turistica sono ancora importanti. Tra piazza di Gallura e largo Emilio Lussu, circa duecento metri che rappresentano il punto nevralgico della movida, viene difficile trovare spazio. Sì perché la carreggiata è invasa dalla folla che cammina, e i tanti bar e ristoranti tutt’intorno continuano a essere pieni. Ci si avvia verso la fine della stagione, almeno in teoria, ma San Teodoro mantiene quella parvenza di microcosmo del divertimento e della vacanza.

I grandi protagonisti, nel centro del paese, sono i ristoranti. È qui che si creano le code per entrare, camerieri e cameriere sorvegliano gli ingressi e danno il via libera in ordine d’arrivo. Con il numeretto, come al bancone dei salumi. Dieci giorni fa le file erano molto più lunghe, ma anche in questo fine settimana non scherzano. Sarà per il passaparola, sarà, molto più probabile, per l’algoritmo di Google che lo vede più in alto di tutti, l’insegna luminosa dello storico ristorante “Da Nardino dal 1984” sembra l’insegna di una discoteca a vedere dalle persone che è capace di radunare per ore. Nella piazzetta di fronte la parrocchia alcuni artisti di strada creano un capannello di persone. Sono per lo più famiglie, è l’ondata di turisti che riempie il paese per tutta la sera. I passeggini non si contano più, così come le gocce di sudore che scendono dalle tempie di madri e padri al seguito. Poi avviene il ricambio. A mezzanotte la carrozza non diventa zucca, ma San Teodoro cambia faccia. In quei famosi duecento metri che sono il termometro del turismo spuntano i pr dei locali notturni. L’accento è romano o milanese, la battuta brillante cattura con accurata selezione gruppi di ragazze.

Stavolta non c’è la coda ma direttamente la caccia aperta al tavolino libero, al bar “La sosta”, che alza la musica e la colonna sonora delle passeggiate diventa techno. Tra le bancarelle – torrone, gioielli, souvenir, accessori – si sparpaglia il flusso dei vacanzieri. Gli outfit meriterebbero un capitolo a parte. Ci sono le paillettes, i tacchi alti, i toni animalier, ma poi anche chi opta per sandali, costume e copricostume. A serata inoltrata domina tra i maschi la camicia bianca, divisa d’ordinanza per accedere alle piste della “Luna” o dell’ “Ambra night”.

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