Il mestiere del pastore cambia: «Ha bisogno dell’apporto dei giovani»
Pierpaolo Roggero, presidente del comitato scientifico della Scuola di pastorizia del Gal Anglona Coros: «servono nuove competenze»
Sassari «Stiamo vivendo una transizione epocale. E il mestiere del pastore, fortemente a rischio, per sopravvivere ha bisogno di nuove competenze e sta cambiando, è fatto di una somma di mestieri. Possiamo dire che se prima per fare il pastore dovevi lasciare la scuola, adesso devi proprio andare a scuola».
Pierpaolo Roggero, docente del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, presidente del Comitato scientifico della Scuola di pastorizia promossa dal Gal Anglona Coros, spiega così la situazione che si è creata nelle campagne e che ha portato alla nascita della stessa scuola un anno fa.
Quest’anno si ricomincia: 24 ore di teoria e 96 di formazione all’interno di aziende appositamente selezionate. Le iscrizioni devono arrivare via email all’indirizzo selezioni@pec.edugov.it entro e non oltre il 27 settembre. «Certamente non è una scuola come normalmente si intende – aggiunge –, non è che chi partecipa deve leggere e ripetere. Anzi, dopo l’esperimento del 2023, in questa seconda edizione vogliamo dare un taglio più esperienziale coinvolgendo le aziende. Le quali, anzi, dovrebbero rivedere il loro rapporto coi pastori e aiutarli a produrre quel latte e quella carne che poi acquistano, invece che averli come semplice controparte. Il ruolo delle aziende resta fondamentale: bisognerebbe avere una di queste scuole non dico in ogni Comune, ma almeno in ogni caseificio».
La trasformazione della pastorizia in realtà parte da lontano nel tempo e anche nello spazio: «Il ricambio generazionale, coi giovani che sempre più scelgono la città a discapito delle campagne – aggiunge Roggero – sta mettendo a rischio questa nostra attività tradizionale: molte aziende o chiudono o si riconvertono. Non è solo un problema nostro, intendiamoci, ma di tanti paesi del Mediterraneo. In Francia se ne sono accorti da tempo e hanno creato la loro scuola, che però si rivolge a chi ha già un lavoro e vuole cambiarlo. I nostri studenti invece sono già pastori. Ormai un pastore non può limitarsi a mungere e accudire il bestiame: deve essere anche imprenditore, conoscere la tecnologia, avere competenze nelle norme igienico-sanitarie. Insegniamo soprattutto a essere più comunicativi tra loro, a migliorare la competitività delle aziende».
«Non è un’operazione nostalgia, anzi la Scuola vuole essere lo strumento per rivalutare luoghi dimenticati, avviando un circuito economico e una rete di sostegno per chi decide di rimanere o stabilirsi in una piccola comunità rurale» spiega il presidente del Gal Anglona Coros e sindaco di Ittiri Antonio Sau. «Quello che manca ai giovani per restare nel loro territorio sono gli strumenti, una rete di relazioni che li sostenga e le opportunità lavorative – dice Simone Campus, direttore del Gal –. Per questo ci siamo subito messi in rete con iniziative analoghe».