La Nuova Sardegna

Il commento

«Per i clienti la carta è meglio del contante ma molti esercenti dicono ancora “no”»

di Paolo Ardovino
«Per i clienti la carta è meglio del contante ma molti esercenti dicono ancora “no”»

Michele Carrus (Federconsumatori) sul trend dei pagamenti elettronici che cresce a fatica in Italia e in Sardegna: «Contro l’evasione è lo strumento più utile»

27 agosto 2024
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Sassari La questione è articolata. I dati vedono l’Italia prima in classifica ma anche maglia nera. Il primato in Europa è per l’uso del denaro contante nella vita di tutti i giorni. Dalle piccole transazioni a quelle più importanti, dal caffè al bar ad acquisti di rilievo. Di riflesso siamo l’ultimo Paese per transazioni digitali. In media, ogni italiano effettua appena 200 operazioni l’anno con bonifici, assegni o carta di credito.

Il trend è confermato anche in Sardegna, e a vederla dall’altro lato dei banconi, cioè dal punto di vista dei clienti, la questione è interessante. Perché in realtà «in larga parte la preferenza verso il pagamento elettronico sta crescendo»: lo dice Michele Carrus, sardo, originario di Oliena, vive tra Olbia e Roma dov’è presidente nazionale di Federconsumatori.

I vantaggi «La diffusione dei pagamenti con carta e contactless è uno strumento visto di buon occhio da chi acquista. Perché? Determina una tracciabilità che si rivela importante per poter avere accesso alla documentazione d’acquisto anche in caso di sostituzioni, rimborsi, garanzie». Insomma, non occorre più conservare lo scontrino che tiene conto della garanzia di due anni del televisore, che magari sbiadisce nel comodino. Sembrano piccolezze, ma a muovere l’uso di carte e app del telefono è «la comodità».

Ne fa riferimento anche Carrus: «Sì, comodità e sicurezza stanno convincendo molte persone ad abbandonare il contante. E poi c’è la macro finalità: pagare in maniera digitale contribuisce a contrastare l’evasione fiscale alimentata dai pagamenti cash in nero. Tema importante nel nostro Paese, l’ammanco delle entrate va a danno della collettività».

Chi si rifiuta Va bene, l’abitudine cresce, ma i numeri in generale restano bassi. Carrus è chiaro: «Ci sono alcune categorie di lavoratori che ancora oppongono resistenza al pagamento elettronico: cartolibrerie, tassisti, artigiani, tutta una schiera di servizi a domicilio, riparazioni, professionisti che ancora non si dotano di pos». L’obbligo dell’accettazione dei pagamenti elettronici è ormai cosa appurata, eppure «l’apparato sanzionatorio è molto debole per cui tra le segnalazioni dei consumatori registriamo casi di commercianti che si inventano di non avere linea internet per accettare le transazioni».

Dopo il cane che ha mangiato i compiti, la più classica delle scuse. «Un altro argomento contrario – sostiene Michele Carrus – è sulle commissioni troppo costose». La percentuale cioè che su ogni transazione va al circuito di pagamento (Visa, Mastercard, American Express, Bancomat, per dirne alcuni). «Ma anche questo è un argomento debole, le commissioni si sono ridotte e non è una giustificazione plausibile».

I timori degli utenti Resta però la paura nell’utilizzo dei propri dati bancari per effettuare acquisti on-line. Lo conferma il numero uno di Federconsumatori: «Sì, le segnalazioni maggiori continuano a essere su chi finisce vittima di truffe sul web». Molti pagamenti non vanno a buon fine, «spesso dietro ci sono azioni di hackeraggio e phishing», o compaiono movimenti anomali dalle carte di credito e di debito. In molti, di conseguenza, si rifugiano nel contante. Rincuorati dall’idea delle banconote dentro al portafoglio piuttosto che il denaro astratto dentro conti di natura digitale.

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