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Pierluigi Di Palma: «Ct1, stop ai bandi: aiuti diretti alle compagnie»

di Andrea Sini
Pierluigi Di Palma: «Ct1, stop ai bandi: aiuti diretti alle compagnie»

Il presidente dell’Enac traccia la rotta del trasporto aereo nell’isola. «Tre scali in Sardegna non sono troppi, bisogna distribuire il traffico»

29 agosto 2024
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Sassari «Fare oggi un bando con gli oneri di servizio pubblico è troppo complicato e ormai fuori dal tempo. La scelta migliore per garantire la continuità territoriale è passare agli aiuti diretti al vettore che si ritiene più affidabile. E là dove si registra una sensibile crescita di traffico, l’indicazione che abbiamo dato attraverso il Piano nazionale degli aeroporti è di cercare di usare meglio gli aeroporti che fanno parte di una rete, appoggiandosi anche a quelli secondari».

Nel pieno di una stagione da record per il traffico aereo italiano, che si riverbera anche su quello dei tre scali della Sardegna, Pierluigi Di Palma, presidente dell’Enac (l’Ente per l’Aviazione civile), pone alcuni punti fermi legati alle strategie future.

Il traffico aereo sta vivendo mesi di boom. È un trend sostenibile? «Sicuramente in questi mesi le strutture aeroportuali sono sotto stress, con un primo semestre da +12% di passeggeri ma con meno voli e un coefficiente di riempimento salito dal 75 al 90%. Questo determina disservizi come l’overbooking, che è una pratica commerciale che può avere un senso quando volano meno passeggeri, ma con il 90% dei biglietti venduti può creare gravi disagi».

Qual è il percorso che porta a questi inghippi?

«Le compagnie sono arrivate all’utilizzo totale della flotta, non hanno aerei di riserva anche perché chi li produce è in ritardo con le consegne. Gli aerei a disposizione sono tutti impegnati. E così si spiegano situazioni come quella avvenuta a Madeira, con 200 nostri connazionali impossibilitati a rientrare per giorni, abbandonati per difficoltà operative e per incapacità del vettore di recuperali».

Qualcuno direbbe: è il mercato, bellezza. Lei cosa dice?

«Che capisco gli interessi e le esigenze di chi fa business. Ma il sistema è sotto stress, la domanda supera l’offerta e anche a fronte del fatto che la determinazione dei prezzi è lasciata all’algoritmo, dico che c’è l’esigenza da parte degli assetti istituzionali di intervenire. Questo per far sì che soprattutto le isole e le zone periferiche vedano garantito il diritto alla mobilità con un servizio di qualità e con prezzi adeguati. Detto questo, l’Italia soffre disservizi che arrivano anche da fuori, perché è fortemente connessa con il resto d’Europa e in questo momento il traffico è condizionato dal fatto che non si può volare sull’Ucraina. È una “catena del disagio”, con ritardi che si trascinano lungo tutta la giornata».

Cosa succederà in futuro?

«Stiamo lavorando per determinare dalla Summer 2025 il controllo degli slot ora su ora, in modo da evitare picchi e valli e gestire meglio il traffico. Alcuni aeroporti sono cresciuti in maniera importante e ci sono difficoltà infrastrutturali. Infatti da 41 aeroporti commerciali passiamo a una rete di 14 scali e là dove c’è una forte crescita di traffico cerchiamo di indurre gli operatori a utilizzare meglio gli scali e distribuire il traffico. L’elemento fondamentale è che se un aeroporto è saturo bisogna spostarsi»

In Sardegna tre aeroporti non sono troppi, dunque?

«No, tutt’altro, anche perché sono complementari e, anzi, io utilizzerei anche quelli attualmente chiusi. L’Italia ha una grossa riserva di capacità aeroportuale, anche a causa delle dinamiche storiche legate alla guerra c’è una disponibilità infrastrutture importanti e in parte inutilizzata. Tra l’altro con importanti ricadute sul territorio. Pensate a cosa accadde quando la prima low cost atterrò in Italia, oltre vent’anni fa. Successe proprio da voi, ad Alghero, con Ryanair».

A favorevole a un’unica regia degli scali isolani?

«Non sono certamente contrario ma il vero tema è un altro: l’importante è garantire la presenza dell’ente territoriale di riferimento. Tradotto – spiega Di Palma – la Regione non può non essere della partita, perché garantisce le risorse per i collegamenti ed è l’ente promotore della mobilità aerea del territorio».

La Sardegna quale strada dovrebbe percorrere per migliorare la continuità territoriale?

«Ho collaborato alla stesura della legge regionale. Il concetto di Osp (oneri di servizio pubblici, ndr) è superato, la strada maestra è passare agli aiuti diretti al vettore. Con gli Osp la tratta viene affidata in esclusiva e se questo può andare bene in inverno, in estate esclude la concorrenza. Gli aiuti al vettore non determinano il fatto che uno scalo diventi monopolio esclusivo di una compagnia. In aggiunta, scrivere un bando è un campo minato, dal punto di vista burocratico è una zavorra. Gli aiuti diretti oggi sono la strada maestra».

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