Sanità ad alto rischio, l’anno scorso in Sardegna operatori aggrediti ogni due giorni
Nell’isola 138 episodi di violenza e 199 vittime nel 2023. Le categorie più esposte sono gli infermieri e gli oss
Sassari Gli ospedali e le strutture sanitarie non sono esattamente il luogo più sicuro dove lavorare. La media è di circa un’aggressione ogni due giorni. Le denunce raccolte sono centinaia e i sindacati da anni chiedono che le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro vengano implementate. La Sardegna, in quest’ottica, non fa eccezione. La categoria più esposta è senza dubbio quella degli infermieri, ma è in buona compagnia. Medici, Oss e ausiliari sono allo stesso modo a rischio. Il caso di Cagliari di due giorni fa, quando un medico di base è stato aggredito da un paziente infuriato per l’attesa troppo lunga, ha riacceso i riflettori sull’emergenza.
Nel 2023 nell’isola si sono registrati 138 episodi di violenza nei quali sono stati coivolti 199 operatori: di questi 139 donne e 60 maschi, 124 sono infermieri, 38 gli Oss e 33 gli appartenenti alla dirigenza medica. Si tratta di numeri contenuti nell’informativa al Parlamento pubblicata ieri mattina dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (Onseps), organo che fa riferimento al ministero della Salute. Il dossier è importante perché per la prima volta è stato attivato un canale di monitoraggio che contiene il dato nazionale relativo ad aggressioni non solo di tipo fisico, ma anche verbale e contro la proprietà. Un report decisamente differente da quello diffuso dall’Inail, che al contrario riporta i dati relativi unicamente agli infortuni prodotti dalle aggressioni. La statistica dell’Onpses è elaborata con le informazioni concesse dai Centri regionali del Rischio di tutte le Regioni e dai diversi Ordini professionali.
La percezione dei rischi nel mondo sanitario è ben presente tra gli addetti ai lavori, e soprattutto tra chi opera nei reparti del Pronto Soccorso o dei reparti psichiatrici. Ma lo studio evidenzia che il fenomeno è davvero radicato e diffuso. Tra l’altro i numeri sono sottodimensionati, perché parziali: mancano infatti i dati raccolti in molte realtà private. Infine, altro aspetto da sottolineare, le denunce e le segnalazioni sono su base volontaria. Ritornando allo scenario della Sardegna, gli episodi di violenza sono avvenuti principalmente nella fascia mattutina dei giorni feriali. Il setting assistenziale maggiormente coinvolto è il Servizio psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) con 56 episodi, segue il pronto soccorso con 39 e l’area di degenza con 23. La tipologia di aggressione più frequente è di tipo verbale con 114 episodi, quella fisica invece è di 62 casi. L'aggressore è 113 volte su 138 totali, un utente/paziente. Lo stesso trend della Sardegna lo si può ritrovare anche sul resto delle strutture sanitarie della Penisola. E difatti anche il dato nazionale è impressionante: in tutta Italia sono state segnalate 16 mila aggressioni ai danni di 18mila operatori sanitari, tra i quali le più colpite sono le donne . Si parla di violenza verbale, ma anche fisica.
«A segnalare i due terzi delle aggressioni», è stato spiegato, «sono state professioniste donne (dato concorde con la struttura di genere del personale del sistema sanitario nazionale dove oltre il 65% degli operatori sono donne) e le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni». Gli ambienti più rischiosi risultano essere i Pronto soccorso, le aree di degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà.