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Lingua blu, 150 nuovi focolai: il sierotipo 3 travolge il centro sud

di Federico Spano
Lingua blu, 150 nuovi focolai: il sierotipo 3 travolge il centro sud

Per la nuova variante non è ancora disponibile il vaccino: arriverà a marzo Le uniche armi di difesa per gli allevatori sono i repellenti per gli insetti e l’igiene

23 settembre 2024
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Sassari Il virus della lingua blu continua a diffondersi senza sosta tra gli ovili della Sardegna. Dal 20 al 23 settembre i focolai sono aumentati di 149 unità, passando dai 2137 di venerdì, ai 2276 di ieri. I dati sono stati diffusi dall’istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, che continua a monitorare l’evoluzione della malattia nell’isola.

La situazione attuale in Sardegna, con oltre 10mila pecore morte, è aggravata dalla presenza di una nuova sottospecie del virus, il sierotipo 3, per la quale non c’è ancora un vaccino, e che si sta diffondendo in particolare nel centro sud Sardegna.

Per il sierotipo 8 la campagna vaccinale, iniziata lo scorso giugno in ritardo di più di un mese, va avanti con i richiami e con la vaccinazione di emergenza.

Disponibili anche i vaccini per il sierotipo 4, che in questo momento non è particolarmente diffuso (qualche focolaio in Ogliastra).

Questo il quadro dettagliato degli otto territori di pertinenza delle Asl sarde, divisi per sierotipo.

Del sierotipo 3, quello che sta mietendo migliaia di vittime tra i capi di bestiame, risultano attivi 795 focolai così suddivisi: 8 a Sassari, 1 a Nuoro, 14 in Ogliastra, 103 a Oristano, 181 nel Medio Campidano, 167 nel Sulcis, 321 a Cagliari. Del sierotipo 4 1 focolaio a Sassari e 11 in Ogliastra. Del sierotipo 8 il totale degli ovili colpiti è di 538 così distribuiti: 297 a Sassari, 110 in Gallura, 103 a Nuoro, 28 in Ogliastra. Ci sono altri 931 focolai che ancora non sono stati identificati (il laboratorio di Taranto impiega 10 giorni per la tipizzazione e per dire a quale sierotipo appartenga il virus). In questo caso si parla di ben 931 focolai: 169 a Sassari, 31 in Gallura, 292 a Nuoro, 26 in Ogliastra, 384 a Oristano, 11 nel Sulcis e 18 a Cagliari.

Sul sito dell’istituto zooprofilattico è stato pubblicato un vademecum in cui sono indicati i sintomi per riconoscere la malattia ele buone pratiche che dovrebbero adottare gli allevatori per arginare la diffusione del virus, limitando i danni.

Riconoscere la malattia

«Le pecore colpite appaiono stanche e affaticate per la febbre e tendono a isolarsi dal resto del gregge – si legge nell’opuscolo dell’istituto zooprofilattico –. Si nota un arrossamento nel contorno delle labbra, fra le narici, all'interno della bocca, sulle gengive e sulla lingua. Dal naso può uscire muco che può diventare sanguinolento e che seccandosi, incrosta in breve tempo tutto il muso. Nelle orecchie e fra gli unghielli ci possono essere zone arrossate. Possono comparire gonfiori diffusi nella bocca»

Lotta all’insetto vettore

«Elimina pozze d'acqua e fango per impedire all'insetto vettore di deporre le uova – spiega il vademecum dell’istituto –. La lotta agli insetti può essere fatta agendo direttamente nelle zone in cui l'insetto si riproduce, cioè nelle raccolte d'acqua nelle vicinanze degli allevamenti, tramite l'uso degli insetticidi (derivati sintetici del piretro). Drenare o ricolmare avvallamenti e fosse per evitare la formazione di raccolte d'acqua fangosa, letami o liquami negli ovili, intorno agli abbeveratoi e nei luoghi del pascolo e di raduno. Rivoltare il fango fino a 20-30 centimetri di profondità per disseccarlo. Curare le condizioni igieniche dell'azienda, evitando perdite di liquami. Fare una disinfestazione sistematica dei ricoveri degli animali e dell'ambiente circostante, comprese le zanzariere, con insetticidi autorizzati. Impedire il contatto tra gli animali e gli insetti, usando sostanze repellenti in maniera sistematica. Ricoverare gli animali durante le ore notturne in locali chiusi, protetti possibilmente con zanzariere fitte e irrorate con insetticidi autorizzati».


 

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