Risonanza a Sassari? 400 euro. A Nuoro costa meno della metà
L’odissea di Susanna Montani: «Curarsi è diventato un lusso, senza i soldi muori». Impossibile prenotare al Cup: «I privati fanno i loro prezzi e lucrano sulla salute»
Sassari Trovare un incastro col Cup è come beccare un terno al lotto. Per affidarsi alla sanità privata invece occorre uno stipendio almeno dignitoso. Senza la fortuna e senza i soldi, curarsi e sopravvivere diventa davvero in salita. E la storia di Susanna Montani, 54 anni, sassarese è lo specchio della sanità sarda: «Lo dico per esperienza– racconta – curarsi è diventato un lusso per pochi».
Ed ecco cosa le è capitato: «A fine settembre per problemi di salute, mi sono rivolta all'ospedale ad Alghero per una visita dall'otorino. La dottoressa che mi ha visitato, molto scrupolosa, mi prescrive una tac massiccio facciale, che per mia fortuna riesco a prenotare in tempi brevi tramite il Cup su Sassari». L'esame rileva una massa nel seno paranasale destro, che richiede ulteriori accertamenti: «Mi viene prescritta una risonanza magnetica del massiccio facciale con e senza liquido di contrasto». Il primo passaggio, naturalmente, è la piattaforma online del Centro Unico di Prenotazione: l’esito è “prestazione non prenotabile” o se ne parla minimo a giugno 2025, tra l’altro in zona Cagliari. Altrimenti appuntamento a gennaio 2026.
«Dopo 20 giorni di tentativi, sperando che si liberasse una data prima e magari più vicino, mi metto in contatto con la dottoressa per informarla che non riesco a prenotare la visita. Cortesemente mi si dice che non può impormi di farla da privato visto che il costo sarebbe importante, così decide di optare per una tac del massiccio facciale con liquido di contrasto». Non si tratta dell’esame più adatto per una diagnosi precisa, perché non permette di valutare bene la vascolarizzazione della massa. Si va al secondo tentativo: «Provo a prenotare la Tac con il Cup ma si parla di dicembre se non gennaio e a Cagliari oppure a Oristano». Non c’è cosa più stressante, per un paziente, che rimanere nel limbo nell’incertezza.
Quindi si arriva alla terza fase: «Mi informo per fare la risonanza a pagamento sapendo che dovrò farmi prestare i soldi. Contatto su Sassari due studi dove effettuano la prestazione a me necessaria. Uno mi comunica, quasi mi stesse facendo un prezzo regalato, il costo di 400 euro. L’altro invece è un po’ più economico, ma comunque fuori dalla mia portata: 300 euro. Sfido qualunque genitore separato con due figli, a potersi permettere spese mediche così ingenti». C’è un attimo di smarrimento e di rassegnazione: «Non sapevo davvero che fare, provo a parlarne con diversi conoscenti e un mio collega, che per sua sfortuna aveva avuto seri problemi di salute, mi suggerisce di contattare uno Studio Radiologico di Nuoro. Lui si era trovato molto bene e aveva risparmiato parecchio».
Così Susanna Montani il 24 ottobre telefona al centro medico: «Gentilmente mi comunicano la possibilità di fare l'esame a pagamento al costo di 182 euro, esame fissato per il 30 ottobre alle 15,30. E in effetti, dopo aver svolto la prestazione, il prezzo è confermato, con doverosa fattura». Ed ecco le giuste considerazioni: Com’è possibile che lo stesso esame a Nuoro venga fatto pagare una cifra, e a Sassari pretendano il doppio? Parliamo di 182 contro 400 euro. Io capisco che un’attività privata possa applicare il tariffario che vuole, e che se vai in un ristorante è facile che da uno chef all’altro, il conto raddoppi. Ma caspita, qui non si tratta di un pranzo, qui si tratta della vita delle persone. Non si può lucrare sui problemi di salute, non lo trovo etico. Ci vorrebbero un minimo di regole, un tariffario imposto che rendano più o meno omogenei i prezzi delle prestazioni sanitarie. Altrimenti chi è ricco vive, chi è povero deve farsi il segno della croce».