A Nuoro prezzi alle stelle, ma rispetto alle altre città comprare costa meno
C'è anche chi viene a fare la spesa da Olbia e da Sassari
Nuoro Corsie sempre più vuote nei supermercati, carrelli riempiti col contagocce. Fare la spesa nel 2024 costa di più e anche il capoluogo della Barbagia è colpito dal caro prezzi che sta investendo l’isola a causa dell’aumento dell’inflazione.
Nuoro è cara, ma meno di altre città della Sardegna: «Ci sono differenze di prezzo anche tra negozi dello stesso marchio – commenta Paolo Casu, libero professionista nuorese trasferitosi ad Olbia per motivi di lavoro –. Ad esempio, a Nuoro il latte e l’olio costano meno, ma non vengo più in città a comprare la carne. Nei supermercati è diventata più cara che in macelleria, infatti opto per una scelta che in passato invece non conveniva: comprare le carni direttamente dai banchi dei macellai. Qualità alta a prezzi più bassi».
Una coppia arrivata da Sassari, Walter Masu e Giada Melis, ha viaggiato fino a Nuoro solo per fare la spesa: «Da noi la carne e il pesce sono diventati incomprabili – sottolineano – e rispetto all’anno scorso, in riferimento allo stesso periodo dell’anno, c’è stato un aumento sostanziale dei prezzi un po’ per tutti i tipi di alimento. Ma qui si compra meglio rispetto che ad altre parti della Sardegna, anche se questo non è sinonimo di spendere poco ma per il momento abbiamo capito che a noi conviene più così».
Chi percepisce una pensione l’aumento dei prezzi lo subisce un po’ di più: «Io al market compro tutto – racconta Mariantonia Cossu, pensionata 90enne – anche il pellet per la stufa. Quello però rispetto agli altri anni è diminuito di prezzo ed è tornato sugli standard pre Covid. Gli alimenti sono la cosa più cara in assoluto, un pacco di pasta lo paghi anche fino a quasi due euro, l’olio di qualità oltre dieci. È aumentata anche la carta igienica – sorride –, ma in generale anche tutti i prodotti che utilizziamo per l’igiene personale».
L’aumento dei prezzi registrato a Nuoro, altra piccola differenza rispetto al passato, ormai riguarda tutti i supermercati e le piccole botteghe a prescindere dal marchio di appartenenza.
«Per risparmiare – racconta Salvatore Corda, ex impiegato di banca – prima perdevamo diverse ore a fare la lista della spesa per scegliere cosa comprare e in quale market. Delle volte, prendevamo anche il pomeriggio libero dal lavoro perché per girare tutti i negozi della città servivano tante ore. Adesso i prezzi sono quasi calmierati, ma verso l’alto».
Le piccole botteghe, poche quelle sopravvissute alla grande distribuzione nell’Atene sarda, soffrono ugualmente la crisi: «Prima le alcune famiglie venivano da noi per la spesa completa – dice Massimiliano, titolare di un negozietto in via Ragazzi del’99 –, adesso a mala pena vengono a comprare il pane. Ormai siamo tutti ossessionati dal risparmio, è normale se non si riesce ad arrivare alla fine del mese».