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Centri estetici abusivi, Mario Lissia: «C’è un Far West di strutture prive dei requisiti minimi»

di Andrea Sini
Il centro estetico abuviso scoperto a Cagliari Pirri
Il centro estetico abuviso scoperto a Cagliari Pirri

Il medico specializzato in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e in Odontostomatologia: «E correggere gli errori è difficilissimo»

20 novembre 2024
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Sassari «La normativa nazionale è chiara e anche abbastanza stringente, ma c’è una zona grigia legata al fatto che la Regione non ha mai messo nero su bianco nel dettaglio cosa si può fare e cosa no». Ci sono gli studi completamente abusivi, ma anche le strutture nelle quali, approfittando di questa “zona grigia”, proliferano ciarlatani e medici furbetti.

Secondo Mario Lissia, medico chirurgo specializzato in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e in Odontostomatologia, la situazione è in generale abbastanza allarmante. «È ormai pieno di pseudocliniche – spiega Lissia – che non sono altro che ambulatori più o meno attrezzati, all’interno dei quali capita che vengano eseguiti interventi rischiosi per i pazienti, proprio perché la struttura non possiede i requisiti necessari. Nel tempo è andato creandosi un vero e proprio Far West: nel caso specifico della povera ragazza morta a Roma, tralasciando la totale mancanza di autorizzazioni sanitarie per un ambulatorio chirurgico di primo livello, pare che non fosse presente neppure il carrello per le emergenze: e questo, ricordo, è obbligatorio ovunque si esercitino attività chirurgiche. Inoltre, ciò che mi stupisce non poco è la superficialità con cui molti portano all’intervento pazienti non informati sulle modalità, i fini, i risultati e le complicanze».

Quali sono gli interventi più pericolosi per i pazienti? «Qualsiasi atto chirurgico è potenzialmente rischioso – risponde Lissia, che appartiene alla vecchia guardia dei chirurghi plastici isolani ed è in pensione da due anni–. Mi è capitato di vedere un ragazzo di 22 anni morire per un’endovenosa. Qualsiasi gesto traumatico può rappresentare un pericolo: una rinoplastica, cioè un intervento al naso, è pericolosa sia perché quella zona è altamente innervata e piena di ricettori sensoriali, sia perché l’anestesia viene assorbita come in vena. La liposuzione non rischiosa di per sé, ma può dar luogo a complicazioni successive. Quindi al lavoro sul paziente devono esserci medici con una specializzazione specifica che devono avere alle spalle una struttura in grado di affrontare qualsiasi emergenza. Faccio un altro esempio: conosciamo casi di ambulatori nei quali l’addominoplastica viene eseguita con anestesia spinale. Ma questa anestesia non è permessa in ambulatorio, si può fare solo in un ospedale o in una struttura di day surgery ».

Quali dinamiche si celano dietro la grande richiesta di “ritocchi” e il proliferare di situazioni “borderline” nei centri in teoria specializzati? «Le case di cura ormai costano tantissimo, con la nuova normativa tutti gli interventi sono soggetti a iva e improvvisamente i prezzi sono lievitati del 22%. Viviamo anche in una società nella quale c’è una ricerca di qualcosa di più dal punto di vista della presenza fisica e dell’apparire. E quindi, anziché rivolgersi a queste strutture, che saranno anche care ma garantiscono la presenza di tutte le professionalità e le attrezzature necessarie, in tanti provano a risparmiare bussando alla porta di strutture nelle quali si gioca su un altro equivoco: ci sono due soli limiti per un medico generico: senza specializzazione non si può esercitare radiologia e anestesia di rianimazione. Però può fare tutto il resto: e dunque molti scelgono medicina estetica e chirurgia estetica, senza possedere la specializzazione in “chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica”. Se fanno ciò che è consentito va bene. Se vanno oltre mettono a rischio i pazienti».

Al di là dei pericoli per l’incolumità e la salute dei pazienti, le è mai capitato di dover correggere gli errori di colleghi impreparati? «Sì certo, e quando arrivano pazienti operati male, quelli sono gli interventi più difficili. Vedo purtroppo che la deonotologia per alcuni non ha valore, in nome del dio denaro si dimentica anche l’assunto che dovrebbe guidarci: primun non nocere. Invece – conclude il dottor Lissia – ci sono centri estetici che fanno il botulino senza medici, cosa rischiosissima, ma ci sono anche situazioni di ricoveri abusivi in strutture ricettive turistiche che si trovano accanto allo studio. Un vero Far West, di fronte al quale i Nas dovrebbero fare un po’ d’ordine».

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