I 5Stelle silurano Grillo. Todde: «Non siamo più antisistema, dobbiamo governare»
Conte vince su tutta la linea: via la figura del garante, sì all’alleanza con il Pd e al doppio mandato
Roma Alla costituente del Movimento cinque stelle vince colui che più di tutti l’ha voluta. Il presidente Giuseppe Conte, che si era detto pronto a lasciare se la sua linea per un partito progressista e aperto alle alleanze fosse stata bocciata dagli iscritti, chiude la convention Nova saldo al comando del Movimento: «A volte mi fermate e mi dite: presidente non mollare – dice dal palco -. Fino a quando ci sarete voi e fino a quando vorrete voi, io non mollo».
Oltre la metà dei quasi 90mila iscritti ha votato per modificare la regola dei due mandati, per dire sì alle alleanze politiche e per eliminare il ruolo del garante. Lo sconfitto è proprio Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento non mette piede in assemblea. Ma il suo fantasma aleggia su tutti: quando ormai il voto che sancirà la sua fuoriuscita dal Movimento si avvia alla conclusione, lancia una frecciata scrivendo su Whatsapp solo quattro parole: “da francescani a gesuiti”.
Commenta così un’immagine del “sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco”, come recita la targa che sovrasta la reliquia nella chiesa di San Francesco a Ripa, a Roma. Il non detto ha il sapore di una critica sprezzante a un Movimento che ha tradito le origini. Il “grillicidio” si chiude senza tanti commenti. Conte dal palco si limita a sottolineare: «Non mi sarei mai aspettato che il nostro garante si mettesse di trasverso ed entrasse a gamba tesa». «Ci ha detto da subito che c’erano alcune cose di cui potevamo discutere a e altre di cui non potevamo – chiosa l’ex premier -. Questo ha creato un corto circuito: l’assemblea degli iscritti è sovrana».
E l’assemblea dice sì, con il voto online, alla linea dell’ex premier: «Dai quesiti direi che siamo progressisti», esulta Conte che aggiunge: «Perché rischiare e mettere tutto in gioco? Il M5s non si abbandonerà mai all’autocommiserazione e all’autoassoluzione. Se la stragrande maggioranza dei cittadini non vota, se tanti elettori si astengono, il movimento deve immedesimarsi con loro. Perché quando non riusciremo più a compiere questo processo, quel giorno il M5s non avrà più ragione di esistere». Sul superamento della regola dei due mandati, Conte assicura: «Formuleremo una proposta che voterete». E guardando al Pd e alla visione «testardamente unitaria» della segretaria Elly Schlein, «per noi l’alleanza è un mezzo per un fine – afferma Conte -, perché siamo testardamente orientati a cambiare la società».
L’assemblea degli iscritti vota sì – con 42.828 voti favorevoli, 8.175 contrari e 3.449 astenuti. Quella di ieri è stata anche la giornata della presidente della Regione, Alessandra Todde, a tutti gli effetti una delle fedelissime e più ascoltate da Conte. «Il M5S ha un fortissimo sistema identitario e valoriale – ha detto la governatrice – abbiamo fatto provvedimenti storici, eppure siamo chiusi in noi stessi, nostalgici, guardiamo indietro. Dobbiamo riprendere forza, avere il coraggio di parlare, guardare avanti e confrontarci con chiunque, che sia il Pd o altri. Vogliamo imporre la nostra leadership e siamo capaci di farlo. Questo significa essere adulti. Significa anche abbandonare un passato che ci ha visto antisistema. Ed è stato importante, perché abbiamo incanalato dissenso e disperazione. Ma adesso siamo cresciuti. Quello è il passato. Ora se vogliamo fare la differenza e incidere. Non possiamo limitarci a fare testimonianza. Noi dobbiamo governare».