Sono 400 i pedoni uccisi nel 2024: «Alla guida veloci e distratti»
Giordano Biserni (Asaps): «Il dato nazionale è terribile, allarme anche in Sardegna». Le distrazioni: «Al volante col cellulare, si attraversa guardando il telefono»
Sassari I pedoni cadono come birilli sull’asfalto. 400 decessi in Italia solo nel 2024. «Osservare la cartina fa impressione: sembra sfregiata da una rosa di pallini neri, una fucilata alla sicurezza stradale». Sulla sagoma della Sardegna di puntini scuri al momento ce ne sono 12: «Ma la nostra statistica non sempre è aggiornata, noi riportiamo i dati a caldo, attingiamo dai giornali e dalle forze dell’ordine, intercettiamo gli incidenti appena avvenuti. Ma i decessi postumi, a un mese dall’investimento, quelli spesso ci sfuggono. Così almeno un 15% di casi, resta fuori dalla mappa».
Giordano Biserni, 71 anni, originario di Premilcuore (FC), ex comandante della Polizia Stradale, ora è presidente dell’Asaps: «Il nostro portale della sicurezza è nato nel 1991, era l’epoca delle stragi e il sabato sera in Romagna i ragazzi morivano all’uscita dalle discoteche. Noi in divisa alle 5 del mattino dovevamo suonare ai campanelli dei genitori per dare la notizia. Non c’erano i cellulari a quei tempi, era tutto più difficile. Così io e altri 16 agenti della polstrada abbiamo deciso di dare un supporto tecnico alle forze dell’ordine».
Il sito Asaps tiene la contabilità dei morti e lo fa in maniera geolocalizzata. Si legge: “Nel nuovo anno raggiunto il muro dei 400 decessi, con 270 maschi e 130 femmine, di cui 213 avevano più di 65 anni, il 53% del totale. Il primo semestre aveva già confermato come i pedoni siano gli utenti più indifesi sulla strada, soprattutto quando sono anziani. Se calcoliamo i tre mesi estivi di giugno-luglio e agosto arriviamo a 99 decessi di pedoni sulle strade italiane. Due i giovani pedoni deceduti questa settimana. Lombardia al primo posto tra le Regioni con il maggior numero di morti (64, due negli ultimi sette giorni) un sesto del totale, seguita dal Lazio (50) e dalla Campania con 47 pedoni morti, poi l'Emilia Romagna con 38”. In Sardegna, come già detto, siamo a quota 12. «Sulle strade urbane si corre troppo. Se si viaggia a 50-60 chilometri orari, nel momento in cui pigi il freno lo spazio di arresto è nell’ordine dei 30 metri. E se invece vai a 70 chilometri orari, allora per fermarti occorrono 45 metri. Se trovi un ostacolo improvviso, è probabile che lo investirai».
Non basta: «Ormai chi è alla guida è soggetto a continue distrazioni: al telefono arrivano notifiche, e per guardarle a volte si distoglie lo sguardo dalla strada anche per 4 secondi. Se uno procede a 60chilometri orari, percorre 25 metri al secondo. Significa che se un pedone ti attraversa e tu stai guardando il display dello smartphone, fai in tempo solo a sentire la botta, perché il pedone è già sul tuo cofano». A volte purtroppo, la distrazione è anche doppia: «C’è chi guida con gli occhi sul cellulare, e c’è anche chi attraversa guardando il telefonino. Questa combinazione diventa letale». Le statistiche poi rimarcano il fattore anagrafico: «La maggior parte delle vittime sono anziani, sono i deboli tra i più deboli. Perché sono quelli che non riescono più a calcolare distanza e velocità della vettura in arrivo. E un errore di valutazione, mentre attraversi, può essere fatale. In più le strisce non sono adeguatamente segnalate e illuminate, e talvolta ci pensano le auto parcheggiate a ridosso a ridurre ulteriormente la visibilità. Da lì il classico pedone sbucato all’improvviso...».
Ora c’è il nuovo decreto sulla sicurezza stradale, col suo bicchiere mezzo pieno: «Bene le pene più severe per chi guida in stato d’ebbrezza, ottimo l’alcolock. Ben vengano anche le sospensioni per la guida col cellulare, e anche il casco, la targa e l’assicurazione per i monopattini. La speranza è che i decreti attuativi arrivino rapidamente, e non con la solita lentezza». Invece è il discorso sugli autovelox che lascia molto perplessa l’Asaps: «Le limitazioni nella collocazione dei dispositivi di misurazione sono pericolose. Ad esempio non sono ammessi nelle strade col limite sotto i 50, e ci sono altri paletti anche in altre circostanze. Questo non va verso l’obiettivo di ridurre del 50% gli incidenti e la mortalità. È come se in una partita così importante mancasse il Var. Tanto più che spesso non ci sono nemmeno gli arbitri, perché la polizia stradale è priva del 25% degli organici, mentre la polizia locale è sguarnita del 20% del personale. Come si può vincere la sfida sicurezza in queste condizioni?».