Insulti razzisti al calciatore, la società: non scendiamo in campo
Protesta della Gymnasium dopo la partita di una settimana fa a Mamoiada: il giudice sportivo ha sanzionato i barbaricini ma ha poi sospeso il provvedimento
Sassari Un calcio al razzismo, in questo caso non è uno slogan ma il segnale concreto che la squadra sassarese della Gymnasium 2022 vuole simbolicamente dare non scendendo in campo oggi nella sua partita di campionato di Terza categoria.
I fatti. Domenica scorsa la squadra era impegnata in trasferta contro la Folgore Mamoiada. Intorno al 25° del secondo tempo si iniziano a sentire dagli spalti delle «espressioni di carattere discriminatorio nei confronti di un calciatore di colore della squadra avversaria», così riporta il comunicato del giudice sportivo. L’arbitro decide di sospendere la partita per sette minuti. Dopo l’intervento dei dirigenti e dei calciatori della Folgore Mamoiada la situazione ritorna alla normalità, la partita riprende e si conclude al 90°.
Il giudice sportivo, sulla base del referto arbitrale, decide di sanzionare la Folgore Mamoiada con l’obbligo di disputare una partita a porte chiuse, ma sospende questo provvedimento, sottoponendo la società di Mamoiada ad un periodo di prova di un anno. In sostanza una sorta di sospensione condizionale. «Non ci sentiamo tutelati da una decisione di questo tipo – ha detto il presidente della Gymnasium 2022 Fabrizio Usai – non abbiamo niente contro la Folgore ma pensiamo che lasciare praticamente impunito un fatto così grave possa portare qualsiasi tifoso ad avere comportamenti simili, sapendo che comunque non subirà punizioni».
Usai racconta che «il giocatore in campo piangeva mentre sentiva i versi offensivi che provenivano da un gruppetto della tribuna, era evidentemente scosso anche alla fine della partita. Negli spogliatoi si sono presentati dei ragazzi che hanno cercato di chiarire quanto accaduto. Hanno chiesto scusa ma hanno continuato a parlare di un fraintendimento quando invece era chiarissimo cosa fosse accaduto. Per la verità ci siamo sentiti anche presi in giro da quel negare l’evidenza». Usai è amareggiato, deluso, ma salva il collega della squadra avversaria. «Devo dire che correttamente il presidente del Mamoiada mi ha chiamato il giorno successivo perché voleva sapere come stesse il nostro giocatore e ha detto che avrebbe accettato qualsiasi sanzione venisse comminata. Ho apprezzato le sue parole ma il problema è che serve da parte degli organismi federali un atteggiamento deciso che in questo caso a nostro parere non c’è stato. Oggi contro l’Ebadottu ci presenteremo in cinque con uno striscione con scritto “no al razzismo”, perderemo a tavolino ma sarà il nostro modo per chiedere un’attenzione maggiore nei confronti di problematiche serie come il razzismo, perchè certi fatti non vengano trattati con leggerezza».
Ma il presidente annuncia azioni clamorose qualora dovesse assistere di nuovo a simili episodi. «Se dovesse ricapitare una situazione simile con altre squadre e ci fosse lo stesso atteggiamento da parte di chi è chiamato a sanzionare questi comportamenti saremo pronti a ritirare la squadra dal campionato. La nostra società è nata dalla voglia di fare sport e divertirci ed anche all’insegna dell’inclusione. Sono valori che vogliamo portare avanti con chiarezza e senza che ci siano tentennamenti. Per questo motivo oggi vogliamo prima di ogni caso far sentire la più totale vicinanza al nostro giocatore».
Sull’episodio si dice molto rammaricato il presidente della Folgore Mamoiada, Delio Gungui. «Sin dal primo momento abbiamo cercato di fare tutto quello che era nelle nostre possibilità. Dopo la partita abbiamo chiesto anche di andare a cena con la Gymnasium ma il ragazzo non se l’è sentita e insieme alla squadra è voluto rientrare a Sassari. Mi dispiace che tutto questo sia accaduto alla nostra società, l’abbiamo ricostruita con impegno da sette anni, siamo impegnati nel sociale e fatti come questo non ci appartengono. Ho detto da subito che per noi sarebbe andata bene qualsiasi sanzione e che a noi interessa solo il bene del ragazzo».