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Silvio Lai: «Dalla manovra solo tagli e spese, all’isola costerà 600 milioni»

di Andrea Sini
Silvio Lai: «Dalla manovra solo tagli e spese, all’isola costerà 600 milioni»

Il deputato del Pd analizza i dati del documento appena approvato dal Parlamento: «Nel 2022 e 2023 alla Sardegna non è arrivato nulla, in questa aumentano le uscite»

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Sassari Più tagli che iniezioni di risorse, più entrate “a debito” che effettive certezze per il futuro. Con uno sbilancio passivo di oltre 600 milioni. La manovra 2025 del governo si trasforma in un mezzo bagno di sangue per la Sardegna, oltre che per il resto del Mezzogiorno.

Lo denuncia Silvio Lai, deputato del Pd e componente della commissione Bilancio, che dati alla mano fa i conti dei costi e dei benefici che il documento porterà all’isola. «Siamo di fronte a un governo che non guida i processi economici ma vaga senza una meta, danneggiando l’economia e la coesione sociale, non vede il mezzogiorno e non vede la Sardegna».

File excel alla mano, ecco dunque i “conti della serva” legati agli effetti sulla nostra isola della manovra. «Se le precedenti manovre di bilancio nel 2022 e nel 2023 alla Sardegna non portavano nulla, nella manovra per il 2025 porta più costi da pagare con un conto complessivo di oltre 600 milioni. La manovra – sostiene Lai – è dedicata per metà al cuneo fiscale che vale 18 miliardi di cui, in base alla tipologia di reddito, in Sardegna siamo a circa 240 milioni di impatto sui lavoratori. Un impatto che tuttavia non rappresenta una novità per il 2025 considerato che si tratta di una conferma di uno sconto introdotto dal Governo Draghi e confermato nelle due successive finanziarie. Per il resto si tratta di fare i conti con una manovra di tagli istituzionali nazionali evidenti o da definire e di un conto che pagherà il Mezzogiorno più di altre regioni».

A cosa porta questo calcolo? «Il taglio ai comuni e alle province da 5 miliardi nel quinquennio costerà ai comuni e alle province 20 milioni nel 2025 e 125 nei 4 anni successivi, il taglio da 6 miliardi al mezzogiorno, di cui l’isola rappresenta il 7,9% della popolazione, con il taglio di Decontribuzione sud denunciato dallo Svimez, costerà alla Sardegna 142 milioni di euro nel 2025, nel triennio 420 milioni, a questi va sommato l’effetto dell’art. 95 sulle regioni a Statuto Speciale e il loro contributo alla finanza pubblica nazionale che per la Sardegna vale 425 milioni di euro per il 2025 e 390 per i successivi 4 anni. Un conto complessivo diretto da 512 milioni di euro, senza contare i tagli lineari della spesa che passa per i ministeri, che mancheranno all’economia sarda si arriva comunque».

Per quanto riguarda i trasferimenti, Silvio Lai individua anche una serie di piccole iniezioni a beneficio di alcune realtà del Meridione, che non fanno comunque la differenza. «Si tratta di risorse che per altre Regioni hanno visto compensazioni da interventi localistici ai limiti della correttezza formale di una legge di bilancio, che la Sardegna non ha visto avendo bocciato emendamenti significativi sull’insularità, se non per briciole ridicole come i due interventi proposti da due parlamentari dell’opposizione che sanno di beffa: uno di un parlamentare siciliano che cita l’insularità per regalare 20 milioni a 3 comuni siciliani tra i 20 e i 35 mila abitanti e un altro di un parlamentare sardo che mette 2 milioni di euro sul fondo dell’insularità di cui solo 500.000 andranno alla Sardegna. Per finire così, meglio niente».

Secondo Lai, con il 5% in meno a disposizione (su una manovra regionale da circa 10 miliardi) le ricadute negative per la Sardegna saranno inevitabili. «Con l’aggravante delle difficoltà legate all’avanzamento del Pnnr e alla Zes unica, che di fatto è ferma, con risorse inutilizzate perché – spiega il deputato – le imprese ancora non sanno che percentuale avranno e non hanno garanzie in prospettiva».


 

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