Vizio del fumo, i pareri dei medici: «Enfisemi, bronchiti e tumori»
Pietro Pirina (pneumologo) e Rita Nonnis (chirurga) favorevoli alle restrizioni
Sassari Il fumo pesa moltissimo sulla salute. E per i medici, qualunque restrizione, rappresenta una boccata d’ossigeno. «Quelle in vigore a Milano – dice Pietro Pirina, direttore dell’unità operativa di Pneumologia dell’Aou di Sassari – possono sembrare misure apparentemente severe ed eccessive. In realtà, considerato il livello di polveri sottili presenti in città, sono restrizioni necessarie. Con un simile inquinamento bisognava intervenire in maniera drastica. Almeno se si vuole pensare a un ambiente più pulito e salubre».
In Sardegna lo scenario cambia, ma non il concetto base: «Anche se non abbiamo la stessa emergenza in termini di Co2, da noi vale sempre il concetto che bisogna sempre rispettare chi ti sta accanto. E anche il suo diritto alla salute. Non bisogna mai dimenticare che l’80-90% dei pazienti con tumore al polmone sono dei fumatori incalliti. Le sigarette continuano ad avere un peso sociale enorme, e incide anche il fumo passivo. Su questo tema si è dibattuto molto negli anni 80, quando le multinazionali del tabacco hanno provato a disinnescare questo argomento. Ma poi gli studi hanno dimostrato una correlazione tra l’esposizione al fumo passivo dei figli dei genitori fumatori e l’insorgenza di successive patologie».
E non si parla solo di tumori: «Il fumo è responsabile anche di broncopneumopatie croniche ostruttive e di enfisemi. Nel nostro reparto sono tanti i pazienti con queste patologie legate al tabagismo». Per questo motivo, abbassare la guardia rispetto alle complicanze del fumo, sarebbe un grave errore.
«È accaduto durante il periodo del covid – spiega Rita Nonnis, chirurga senologa dell’Aou di Sassari – in quel periodo particolarmente stressante si è invertita una tendenza che vedeva in costante diminuzione la diffusione del fumo. Se nel 2019 la percentuale dei tabagisti rispetto alla popolazione era del 22%, nel 2022 si è arrivati al 24,2%. Parliamo di circa 12 milioni di persone. E l’altro aspetto allarmante è che non solo è aumentato il numero di fumatori, ma anche il consumo pro capite di sigarette. E protagoniste in questa spirale negativa sono le donne. Se i fumatori maschi sono perlopiù stabili, e negli ultimi trent’anni erano diminuiti di circa il 10 per cento, per quanto riguarda le donne il numero è incrementato del 5%. E questo si riverbera sulla percentuale di tumore al polmone, che nelle donne si presenta in 20 casi su 100mila abitanti».
Si tratta di un pericoloso passo indietro col quale le istituzioni dovranno fare i conti: «Penso che le politiche più restrittive siano utili. Servono sicuramente a rieducare a una maggiore attenzione alla propria salute e al fumo passivo. Però ritengo il proibizionismo puro controproducente, perché potrebbe innescare la voglia di trasgressione. Perciò piuttosto che vietare il fumo in senso assoluto, credo sia più efficace creare spazi appositi per i fumatori, e magari offrire degli incentivi economici per chi smette e ancora potenziare i servizi antifumo».
L’immagine di morte sopra i pacchetti di sigarette non basta. «Le misure restrittive invece possono sensibilizzare al rispetto altrui e rieducare. Perché il monito del professor Veronesi dovrebbe restare impresso: ogni sigaretta accorcia la vita e riduce la qualità di ogni nostra giornata».