Spese elettorali, non c’è solo il caso Todde: a tremare ora è tutta l’Aula
Esisterebbero altri nomi nel mirino del Collegio di garanzia elettorale
Sassari E adesso più che a guardare cosa succede alla propria presidente della Regione, i consiglieri guardano fuori dalla finestra. Non temono il carbone della Befana, ma una notifica salata del collegio di garanzia elettorale. Esistono altri nomi, per ora nessuno li fa. Per conto della corte d’Appello di Cagliari, sei persone, tre magistrati, due commercialisti e un docente universitario, in questi mesi hanno controllato ogni documento e rendicontazione sulla campagna elettorale dei candidati alle Regionali di febbraio 2024. E quel che emerge è che il caso Todde è sì il più clamoroso, ma non l’unico. Per questo dopo due giorni i commenti politici si silenziano e tra le fila dell’opposizione i consiglieri preferiscono fare spallucce: «Bisogna avere piena fede nella magistratura». Chi lo sa, oggi a te, domani a me. Una tiratina d’orecchie in realtà l’ha ricevuta Valdo Di Nolfo, consigliere regionale della lista “Uniti per Alessandra Todde”. «Sono stato richiamato dal collegio perché mancavano i dettagli dei movimenti bancari». Una lacuna colmata nel giro di poco. «Sì, ho reintegrato richiedendo alla banca tutti i movimenti e inviando le schermate». Le spese per sostenere la comunicazione della propria campagna sono state irrisorie ed è stata una bolla di sapone. Nel nord Sardegna, Di Nolfo è uno dei fedelissimi di Todde: «In queste ore ciò che più mi ha fatto piacere è stato ricevere le telefonate degli elettori. Erano arrabbiati e temevano che l’espressione del loro voto potesse davvero saltare per un fatto del genere».
Giuseppe Talanas, in quota Forza Italia, rimanda alla nota di gruppo dove lui e gli altri consiglieri invitano la presidente a «un’assunzione di responsabilità». Dimissioni e nuova tornata elettorale. Ma interpellato, è più cauto: «Ci sono le sedi opportune e la magistratura si esprimerà in maniera definitiva, non voglio fare commenti sommari». E sostiene che no, nessuno di FI ha ricevuto notifiche. Niente novità anche per Giuseppe Fasolino dei Riformatori, che si tiene abbottonato: «Non voglio commentare politicamente una questione di natura amministrativa. Io? No, sono certo che sia stato fatto tutto correttamente e non ho ricevuto nessun provvedimento». Sotto le insegne del Movimento 5 Stelle, Roberto Li Gioi: «Non mi è arrivata alcuna comunicazione». Qualche ora prima, con un post indirizzato direttamente alla presidente, Li Gioi aveva scritto: «Sono onorato e orgoglioso di stare al tuo fianco e di poter dare il mio contributo al progetto per la Sardegna che hai in mente e che stiamo già attuando». Ora si barrica dietro a un “no comment” perché «per me parla Alessandra». Gli obiettivi di giornata del mirino di Desirè Manca, assessora in quota M5s, puntano la Lega. Il ministro Matteo Salvini, che su Todde ha commentato «che figuraccia» e l’eurodeputato Roberto Vannacci («sciatteria e terribile incompetenza»). Manca contrattacca: «Di certo la nostra presidente andrà via, tra altri quattro anni ed a lavoro concluso mentre per la parte monetaria il primato resterà certamente del suo partito, nessuno di noi arriverà mai a dover giustificare una cifra pari a 49 milioni». E sul generale: «Sente la mancanza di lauree provenienti dall’Albania o di computer portatili rubati poco prima di essere sequestrati dalle forze dell’ordine». Desirè Manca non esita: «Se ho ricontrollato qualcosa? No, è tutto in regola e sono tranquilla. E sulla presidente, lasciamo lavorare la magistratura su cui non abbiamo nessun dubbio». Lontano «duemila chilometri» dall’isola ma con i fari sempre accesi, il deputato leghista ed ex consigliere regionale Dario Giagoni ricorda: «Io sono di un parere: dura lex, sed lex. Quando mi sono candidato, ho individuato la figura che mi ha fatto da committente elettorale ed è stata attenta a ogni singolo passaggio, perché si sa bene che per uno sbaglio si rischia la decadenza», sembra sgridare Todde. «Pronti ad andare alle urne – lancia in conclusione –, perché ora ciò che preoccupa è l’instabilità. Da martedì come si torna in aula a prendere decisioni con una presidente in bilico?».
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