Djokovic, Sinner e la fregula sarda in Australia nel ristorante del sassarese Antonio Sanna
Il locale a Melbourne è meta di tennisti: «Jannik è un ragazzo speciale: mangia molto sano, l’ultima volta ha ordinato la pizza al prosciutto»
Sassari Chissà se la fregula alla salsiccia darà una marcia in più al dritto di Sinner. Certo è che ogni anno, prima di calcare il cemento rovente degli Australian Open, il numero uno al mondo e il suo entourage fanno un pit-stop nel locale di Antonio Sanna, 38 anni, cuoco sassarese ormai di casa a Melbourne. L’Italiana Delicatessen prima, e La Pizzeria Italiana adesso, sono diventati la meta preferita dei numeri uno con la racchetta, e forse, anche con la forchetta. Il primo a scoprirli fu il team di Djokovic, poi il passaparola ha fatto il resto. Sono arrivati Musetti, Sonego, Coco Gauff e altri campioni. I sapori della Sardegna sono un richiamo irresistibile.
È il 2020 quando Marco Panichi, un preparatore atletico col fiuto del buon cibo, che allora faceva sudare Novak nei suoi allenamenti, scorge l’insegna del ristorante. Ci sono impressi i quattro mori, e per lui è come un’illuminazione. Si avvicina diffidente, come ogni italiano davanti a una promessa di cucina nostrana all’estero. Entra con la stessa cautela con cui un tennista sceglie la tensione delle corde. «Siete sardi?», chiede al gestore. «Secondo te?», risponde Antonio Sanna, indicando la bandiera con lo stemma isolano e poi la sciarpa rossoblu “Magico Cagliari in the World”. «Ma proprio sardi sardi?», insiste lui. Ma bastano due parole con sette doppie per certificare la provenienza Dop del titolare. Così iniziano a scherzare: «Sai, io non sono qui esattamente in vacanza – spiega Marco Panichi – sto allenando un tennista serbo, dicono che sia promettente, non so se lo conosci: si chiama Novak, ma Nole per gli amici». E l’altro: «Seeeeee, e io sono Babbo Natale». Si fanno una bella risata, ma qualche giorno dopo il tavolo è prenotato. C’è lo staff di Djokovic, con il coach Ivanisevic, il fisioterapista Ulises Badio e naturalmente il preparatore atletico e talent scout gastronomico Marco Panichi.
«Ho conosciuto anche Djokovic – racconta Antonio Sanna – ma a casa sua. Lui è uno molto inquadrato nell’alimentazione. Poco prima del torneo affitta una villa a Melbourne con campo da tennis, e si porta sempre dietro uno chef personale. A me è capitato di consegnargli a domicilio i miei piatti, ma non saprei dire con certezza se anche lui assaggiava i miei spaghetti». Di certo Marco Panichi, che non doveva inseguire palle da tennis in campo come un tergicristallo, davanti alle pietanze sarde non faceva troppi complimenti. E la prova arriva qualche anno dopo, nel 2024, quando passa dall’altra parte della rete, divorzia da Djokovic e diventa il preparatore atletico di Jannik Sinner. Cambia la casacca, ma le buone abitudini a tavola restano. Quando si parte per gli Australian Open, la tappa da Antonio Sanna è obbligatoria: «Nel frattempo avevo chiuso il primo locale, l’Italiana Delicatessen che era vicino ai campi da tennis di Melbourne, e avevo aperto la Pizzeria Italiana, un po’ più fuori mano. Ma non è stato un problema: quando avevano saputo che avrei trasferito l’attività, tutti mi hanno chiesto di mandargli su Whatsapp la nuova posizione. Ormai siamo amici, Marco Panichi è venuto al battesimo di mio figlio, quando ci sono le partite mi danno i biglietti, ho già visto Musetti e penso di vedere anche Sinner».
Intanto nei giorni scorsi la tavolata alla Pizzeria Italiana era al completo: tutto lo staff e anche Jannik Sinner. «Lui segue un’alimentazione molto semplice: controfiletto alla griglia, insalata e verdure grigliate. Ma anche fregula alle verdure. Conosco i gusti suoi e dell’entourage, e quando mi chiamano mi dicono: preparaci un primo, un secondo, fai tu. Ci fidiamo». Quest’anno però hanno fatto onore alla Pizzeria ordinando Margherita e prosciutto. «Sinner è speciale. Ha giocato con mio figlio di un anno e mezzo, è stato gentile e simpatico. A volte lo guardo e stento a crederci: ha solo 23 anni, sembra un ragazzino. Eppure sta riscrivendo la storia del tennis».