Ospedale polveriera a Sassari: «Niente visite dei parenti per garantire sicurezza»
Antonio Spano, dg dell’Aou: «Boom di ricoveri, dobbiamo cercare di limitare la circolazione dei virus»
Sassari «L’ospedale di Sassari, essendo un punto di riferimento per la cura delle patologie più complesse, si trova a fronteggiare un problema che, senza un costante supporto politico e risorse adeguate, rischia di compromettere ulteriormente la qualità delle cure e la sicurezza dei pazienti».
Non nasconde l’emergenza il direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio Lorenzo Spano, responsabile dell’ospedale cittadino, il Santissima Annunziata, hub di primo livello da settimane in ginocchio a causa del sovraffollamento. Settanta, ottanta barelle e letti improvvisati nei corridoi dei reparti, personale (insufficiente) sotto enorme pressione, privacy, cure, sicurezza, non garantiti. E l’altro ieri l’inevitabile conseguenza: le visite dei parenti di Oncologia e Patologia medica, uno dei reparti più sotto pressione, sospese. Con più di dieci barelle nei corridoi che rendevano non sicuro l’accesso agli esterni.
«L’ospedale di Sassari sta vivendo una situazione di grave sovraffollamento. Tutti i reparti internistici, e non solo, sono interessati da questo fenomeno ma, in questi ultimi giorni l’Oncologia e la Patologia Medica sono state messe a dura prova. Negli ultimi mesi, l’afflusso di pazienti è aumentato notevolmente, anche a causa della recrudescenza delle patologie respiratorie, mettendo sotto pressione l’intero sistema», sottolinea l’azienda.
«Per far fronte a questa emergenza, abbiamo dovuto adottare misure straordinarie a tutela della salute dei pazienti e del personale – spiega Spano –. Una delle principali decisioni riguarda la temporanea limitazione degli accessi ai reparti da parte di parenti e visitatori. Sebbene i familiari dei pazienti più fragili possono continuare a visitare i loro cari direttamente in reparto, per gli altri pazienti le visite sono limitate alle aree antistanti i reparti. Questa misura, seppur provvisoria (potrebbe durare solo alcuni giorni), è in linea con il regolamento ospedaliero vigente e si rende necessaria per garantire la sicurezza di tutti». «Le visite ai pazienti sono, senza dubbio, un importante momento di supporto e di umanizzazione delle cure - sottolinea Lucia Anna Mameli, direttrice sanitaria dell’Aou -. Tuttavia, in situazioni di particolare sovraffollamento, come accade in determinati periodi dell’anno a causa dell’aumento delle patologie respiratorie e del carico di lavoro dei reparti, la salute e la sicurezza dei pazienti devono essere tutelate come priorità assoluta».
«Le misure di restrizione alle visite sono in linea con le direttive nazionali già adottate durante la pandemia e sono fondamentali per limitare la diffusione di virus respiratori stagionali. Inoltre, la presenza di pazienti in spazi comuni e non in stanze private rende necessario proteggere la loro privacy», spiega Paolo Castiglia, direttore della direzione medica di presidio.
La direzione sanitaria stabilisce che, in caso di necessità, le restrizioni possano essere applicate a livello ospedaliero o in singoli reparti, in base alla situazione contingente. Sono previste eccezioni per situazioni particolari, come la presenza di caregiver per l’assistenza ai pazienti terminali.
«In ogni caso, i visitatori sono tenuti a seguire scrupolosamente le norme igieniche in vigore nel reparto e a rispettare le regole di comportamento, che includono il divieto di accedere in ospedale in caso di sintomi respiratori, di consumare alimenti nei reparti e di utilizzare effetti personali dei pazienti», continua Castiglia.
La direzione sottolinea infine che tutte le misure sono adottate «per garantire il miglior percorso di cura per i pazienti. In questo momento delicato, è fondamentale la collaborazione della comunità, affinché possano essere rispettate le necessarie limitazioni».