La Nuova Sardegna

La tragedia

Mattia morto a 9 anni in vacanza sul Mar Rosso: un aneurisma la causa del decesso


	Marsa Alam&nbsp;<em>(Wikipedia)</em>
Marsa Alam (Wikipedia)

L’autopsia rivela la verità: il piccolo si era sentito male durante un’escursione in barca

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Il piccolo Mattia Cossettini non è morto per un tumore al cervello o per una infezione da polmonite batterica come sostenuto dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Il bimbo  di nove anni, è deceduto durante la vacanza con i genitori a Marsa Alam a gennaio di quest’anno, per un'emorragia causata da un aneurisma cerebrale. 

Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine. Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini,

 «Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse –  spiega -. Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e  non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso».

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