La Nuova Sardegna

Agricoltura ed economia

La Sardegna diventa terra dei tartufi, anche grazie a pecore e noccioli

di Michela Cuccu
La Sardegna diventa terra dei tartufi, anche grazie a pecore e noccioli

Ecco come verrà sviluppato il progetto a cui lavorano Università di Sassari, Cnr, Consorzio Uno di Oristano e partner privati

3 MINUTI DI LETTURA





Oristano È uno dei funghi più pregiati al mondo, che sin dall’antichità era valutato come un prodotto di lusso. Se fino a ieri lo si trovava solo spontaneo, adesso c’è un progetto per la realizzazione di una filiera del tartufo coltivato in Sardegna partendo dalla realizzazione di boschi-tartufaia impiantando alberi micorizzati e coltivati in vivaio. È il Progetto Tastos, acronimo che sta per Tartuficoltura Sarda: Tecnologie Orientate alla Sostenibilità. Finanziato attraverso il Programma di sviluppo rurale della Sardegna, al quale sta lavorando tra gli altri, l’Università di Sassari, il Cnr e il Consorzio Uno di Oristano, oltre a una serie di partner privati tra cui aziende vivaistiche, produttori di olio, apicoltori, ristoratori e aziende di trasformazione e commercializzazione di prodotti agroalimentari; propone di formare gli operatori del settore, in particolare i proprietari di aziende agricole, sulla coltivazione e le possibilità di trasformazione e commercializzazione del tartufo.

Coltivare i tartufi non è una novità per la Sardegna. In passato si impiantarono tartufaie che però non sono mai entrate realmente in produzione. Dice Enrico Lancellotti, dottore in Scienze forestali, presidente dell’associazione tartufai di Sardegna, tra i consulenti del progetto: «La non riuscita delle esperienze passate fu determinata anche dalla scarsa dimestichezza dei tartuficoltori di allora. Si pensava di poter gestire le tartufaie come i rimboschimenti: piantare gli alberi e lasciandoli crescere liberamente. In realtà una tartufaia necessita delle stesse cure di un frutteto: gli alberi vanno potati, il sottobosco ripulito con costanza. Anche se si sviluppano sottoterra, i tartufi hanno bisogno di luce».

Ed è qui che si inserisce un’altra parte importante dell’agro-zootecnia tradizionale della Sardegna: le pecore che brucando, potranno contenere la crescita del manto erboso che si sviluppa sotto gli alberi delle tartufaie. Le piante scelte per il progetto sono i noccioli. Il nocciolo infatti è la pianta simbionte con la maggiore attitudine alla micorrizazione con tutte le specie pregiate di tartufo.

L’unione di noccioli da frutto e da tartufi favorisce un incremento delle potenzialità economiche della coltura consentendo una doppia produzione, quella di nocciole e quella ipogea di tartufi. Insomma, se il progetto andrà avanti e gli agricoltori sardi aderiranno, in un futuro abbastanza prossimo l’isola sarà produttrice di nocciole e tartufi, con l’aiuto delle pecore. «In Sardegna combinare il pascolo con la tartuficoltura può creare un importante occasione per diversificare la produzione aziendale», spiegano infatti i responsabili del progetto, che aggiungono: «Attualmente nell’isola viene raccolto tartufo spontaneo, commercializzato attraverso canali non organizzati; non viene coltivato e la qualità dei prodotti trasformati è molto lontana dagli standard elevatissimi di altre regioni».

Alla trasformazione, per ottenere creme e purea a base di tartufo; mieli probiotici con tartufo; oli extravergine di oliva aromatizzati naturalmente con il tartufo; formaggi con tartufo; mieli e creme di tartufo, sta già lavorando la facoltà di Agraria dell’università di Sassari attraverso il corso di laurea magistrale in Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari che si tiene a Oristano dove il professor Luigi Montanari è docente di tecnologie e biotecnologie applicate.

Montanari è anche uno dei responsabili del Cluster 2 del progetto Tastos. «Stiamo lavorando a individuare sistemi di conservazione e trasformazione dei tartufi, con importanti risultati, tra cui, le salse con proprietà nutracetiche – dice –. In Sardegna c’è solo un’azienda, a Laconi, che trasforma i tartufi spontanei. Il progetto punta a sviluppare il settore che, ha notevoli opportunità di mercato. I tartufi sardi piacciono e sono molto ricercati in tutto il mondo». 

Primo piano
Politica

La riforma della sanità al voto finale mentre esplode il caso Bartolazzi

Le nostre iniziative