Il fischietto cambia genere, record di donne arbitro: in Sardegna sono il 15%
A livello nazionale le direttrici di gara sono appena il 7%. La sassarese Rosanna Barabino: «Il primo match a 15 anni»
Sassari Le scarpe con i tacchetti di Rosanna Barabino, 23 anni di Sassari, calcano i campi dei campionati regionali di Eccellenza: «Ho iniziato all’età di 15 anni, il calcio è sempre stato la mia passione». Anche lei, con le altre due colleghe Valeria Spizuoco (assistente Serie D), Antonella Manca che arbitra le partite di Serie A di calcio a 5, fa parte della rappresentativa nazionale.
In base ai dati forniti dal Comitato regionale dell’associazione arbitri italiani (Aia), l’esercito delle donne arbitro in Sardegna ha raggiunto quota 163, su un organico di 1047. «L’incremento è pari al 15.5 per cento contro il 7, media nazionale», precisa il presidente del Comitato Roberto Branciforte. Segno dei tempi. Oppure conseguenza del fatto che le prime donne ad indossare la divisa nera in Italia sono state, nei primi anni Novanta, quelle della provincia di Cagliari, quando l’allora presidente regionale dell’associazione regionale arbitri era il medico ginecologo, attuale direttore sanitario del Forte Village Resort, Angelo Cerina. «Una vera e propria rivoluzione del calcio nazionale» che racconta lui stesso in un pezzo a parte.
L’Isola conta nove sezioni territoriali, fra Alghero, Cagliari, Carbonia, Nuoro, Olbia, Oristano, Ozieri, Sassari e Tortolì. A guidare l’Aia regionale, associazione che fa parte della Federazione italiana giuoco calcio (Figc), è il nuorese 46enne Branciforte: «Le donne con la passione del calcio che vogliono seguire i corsi per diventare arbitro sono in aumento, in particolar modo in Sardegna». «Nella sezione di Oristano – secondo i numeri forniti dal presidente, Riccardo Loi – ci sono 22 donne su 152 associati. Sei di loro sono entrate quest’anno, insieme agli altri 20 neo arbitri maschi».
L’età media? «A Oristano 25,8 anni», risponde Loi. La giovanissima Rosanna Barabino – sezione di Sassari – studia Scienze motorie all’università di Cagliari: «Quando ho iniziato ad arbitrare ero più timida, dopo tanti anni ho acquisito molta più sicurezza, anche se ormai non ci sono più differenze fra maschi e femmine». La prima partita? «Torres contro Nettuno, finita 8 a 0 per la squadra sarda». Il cartellino rosso? «L’ho usato più nei casi di proteste, meno per infrazioni da parte dei giocatori». Fra le ultime partite arbitrate da Barabino (assistenti Antonio Carbini della sezione di Olbia e Francesco Carta della sezione di Oristano) quella del Nuorese calcio contro il Carbonia Calcio, finita in parità.
Le direttrici di gara in Italia sono ancora poche: il 7,2 per cento degli iscritti all’associazione italiana arbitri (Aia) ma in termini di nuovi ingressi hanno superato gli uomini. Dirigono in Serie B e C, e alcune partite di Coppa. La prima terna arbitrale della Serie A, tutta al femminile, entrata di diritto negli annales del calcio, quella della sfida Inter-Torino del 26 aprile 2024: in campo, stadio San Siro a Milano, c’erano Maria Sole Ferrieri Caputi, Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti. Per vedere una donna in serie A, il mondo del calcio italiano ha dovuto attendere fino al 2022, quando Caputi fece il suo ingresso in campo per arbitrare, appunto, la prima partita di Serie A diretta da una donna. «Negli ultimi dieci anni siamo decisamente aumentate – rivela Valentina Finzi, arbitro benemerito fra le tre donne che fanno parte del direttivo del Comitato nazionale –. Vogliamo creare un movimento e crescere ancora di più». Presenti in tutti i campionati femminili, nazionali e internazionali, le donne arbitro fanno ancora fatica a dirigere nelle partite dei campionati maschili: «Al contrario siamo ben contente di arbitrare in tutti i campionati», chiosa Finzi: «In campo serve personalità e noi non abbiamo nulla da invidiare a nessuno».