Alessandra Todde: «Cenerentola non ci interessa, diventiamo noi eroine delle nostre storie»
Appassionato discorso della presidente della Regione nel Consiglio appositamente convocato
Cagliari Un discorso appassionato, emozionato, vibrante. La presidente della Regione Alessandra Todde ha parlato in consiglio regionale in occasione della Giornata nazionale della donna. Ha sottolineato prima di tutto il fatto di sentire sulle sue spalle «la responsabilità di essere la prima donna a ricoprire il ruolo di rappresentare tutti i Sardi ed è la prima volta che ho occasione di parlare a voi in questo ruolo. La prima domanda che mi sono posta come amministratrice è quali strumenti ulteriori è necessario dare alle ragazze e alle donne sarde per poter realizzare le loro aspirazioni e i loro sogni senza scontare vincoli di genere. Qual è la situazione della Sardegna su aspetti pratici che ritengo fondamentali come l’abbandono scolastico femminile e l’occupazione femminile Per quanto riguarda l’abbandono scolastico le ragazze lasciano meno. Questo sta a significare che quando ci sono le condizioni le ragazze vogliono completare gli studi e avere le stesse opportunità dei ragazzi».
La governatrice ha quindi spiegato quale dovrebbe essere il compito delle istituzioni «Il nostro compito allora è farle crescere con i giusti modelli. Con l’idea che non ci si sistema con la scarpetta di cristallo ma con il proprio talento e coltivando le proprie capacità. Per condividere quanto sono importanti i modelli voglio raccontarvi quello che è stato importante per me».
Todde ha quindi raccontato un po’ della sua vita personale. «Alla domanda del perché una ragazzina di Nuoro voglia partire per occuparsi di programmazione e numeri in una università fuori dalla Sardegna, la risposta arriva dal suo modello. Kathleen Johnson, una matematica, informatica e fisica statunitense. Ispiratrice di un film meraviglioso, “Il diritto di contare”. I suoi traguardi hanno fatto la storia. Ha contribuito allo sviluppo dell'aeronautica statunitense e ai programmi spaziali, già dal primo utilizzo dei computer elettronici digitali da parte della Nasa: dal calcolo delle traiettorie delle orbite, paraboliche e iperboliche, delle finestre di lancio e dei percorsi di ritorno di emergenza per molti voli, al Project Mercury, incluse le prime missioni Nasa di John Glenn, Alan Shepard, le manovre di inserzione translunare e conseguenti traiettorie di trasferimento verso la Luna nei voli lunari del programma Apollo, continuando con il lavoro sul programma dello Space Shuttle, infine con la progettazione dei primi piani per la missione su Marte. Ma al di la del suo incredibile talento Kathleen Johnson è speciale perché tutto questo è accaduto nella Virginia segregazionista degli anni Cinquanta. Perché lei era una meravigliosa e talentuosa matematica di colore e secondo le leggi dell’epoca non poteva studiare e lavorare alla Nasa. Ecco questo dobbiamo raccontare alle nostre bambine e alle nostre ragazze. Che siamo poco interessate a Cenerentola e molto più interessate a capire come liberarci dalla trappola delle favole interiori e diventare noi eroine delle nostre storie. Che Biancaneve la lasciamo nel bosco e noi ci occupiamo di studiare Joyce Lussu e Nadia Gallico Spano, protagoniste il 9 marzo 1952 del primo congresso delle donne Sarde. Il 9 marzo del 1952 circa tremila donne, di ogni estrazione sociale ed orientamento politico, provenienti da tutta la Sardegna si ritrovarono presso il Teatro Massimo di Cagliari per partecipare al 1° Congresso delle Donne Sarde. Fu un evento di portata straordinaria che ebbe una vasta eco nella stampa regionale e nazionale. Donne cattoliche, comuniste, socialiste, sardiste, democratiche, delle ACLI e dell’UDI (Unione Donne Italiane) donne che si battevano per i diritti fondamentali, alla vita, al lavoro, alla giustizia sociale, all’istruzione, ai servizi essenziali, in un’isola che risentiva ancora degli effetti devastanti della guerra, con le campagne impoverite, l’altissima disoccupazione, l’assenza in tantissimi comuni di servizi essenziali, l’acqua, la rete fognaria, strade, illuminazione urbana. Ma quello che traspariva era la carica di speranza fortissima di poter contribuire alla ripartenza della propria isola. Ed è proprio da questo spirito e da questa speranza che dobbiamo ripartire».
Un inevitabile passaggio poi sui dati dell’occupazione femminile del 2023 dai 18 ai 64 anni. «Sono sconfortanti in tutta Italia, il 52,5% contro il 70.4% maschile. In Sardegna il 49.1% contro il 63% maschile. Il tasso di disoccupazione femminile nazionale è 8.9% contro il 7% maschile. In Sardegna il 10% per entrambi. Il tema sostanziale è che le donne senza servizi e sostegni opportuni faticano a cogliere le opportunità lavorative. E per servizi intendo sostegno per la cura dei figli e dei genitori anziani che spesso sono a loro carico. Per servizi intendo non solo asili e trasporti ma anche buon senso. Stiamo lavorando per rendere sempre più disponibile il servizio di accoglienza a scuola in modo che una mamma che deve entrare al lavoro alle 8.30 possa lasciare prima il figlio a scuola. Di questi servizi le donne che lavorano hanno bisogno».
La presidente ha poi polemizzato su un articolo del Sole 24 Ore dal titolo “Il potere delle donne. Dalle istituzioni alla finanza, la mappa delle donne ai vertici: mai cosi tante”. «Vi confesso che mi sono indignata e non poco. Tante rispetto a cosa? Vi sembrano tante 34,2% delle donne parlamentari, per non parlare delle percentuali ridicole nel nostro consiglio regionale ed il 43% delle donne nei Cda? E del fatto che ci sono voluti 70 anni per eleggere il primo presidente donna della Regione? Oggi ho capito sempre di più che al di là degli strumenti necessari per poterci emancipare e avere potere decisionale serve una profonda trasformazione culturale. Serve per arginare quel mostruoso 200% di aumento dei femminicidi che ha avvelenato e insanguinato nel 2024 la nostra isola. E mi è venuto in mente quello straordinario libro di Michela Murgia: “Stai Zitta”». Ha quindi riletto alcune frasi che poi sono i capitoli del suo libro «che dobbiamo far dimenticare».
«Stai Zitta
Ormai siete dappertutto
Come hai detto che ti chiami?
Brava e pure mamma!
Spaventi gli uomini
Le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne
Io non sono maschilista
Sei una donna con le palle
Adesso ti spiego
Era solo un complimento
Sono solo parole
Ecco, queste sono le frasi che non vogliamo sentire più. Buon otto marzo a tutte noi».