La Nuova Sardegna

Parole a tavola

Porcetto Igp, gli studiosi contrari alla denominazione: «Vogliono accontentare i turisti?»

Porcetto Igp, gli studiosi contrari alla denominazione: «Vogliono accontentare i turisti?»

L’antropologa Guigoni e il sociologo Mongili bocciano la scelta lessicale del comitato

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Sassari “Porcetto Igp di Sardegna”: la levata di scudi, per censurare un nome che ha fatto indispettire perfino le massaie, è arrivata a stretto giro di post (social) con i commenti che spesso hanno oltrepassato il limite dell’educazione. Fra i contrari alla scelta di una denominazione che sembra voler accontentare più i turisti – dicono – mancando di rispetto all’identità sarda, ci sono anche sociologi come Alessandro Mongili che parlano di una posizione «da retroguardia».

O antropologhe, come Alessandra Guigoni, che rivolge «un plauso a chi sta promuovendo il futuro porcetto» esprimendo però il disappunto totale sulla definizione che appare nel disciplinare che sta per essere approvato: «I maialetti da latte in sardo si chiamano porceddu, porcheddu o proceddu e altre varianti. Il nome “porcetto” non mi convince come non mi convinceva “carta musica” per il pane carasau. Il fascino dei cibi tipici, tradizionali dipende anche dal nome che aumenta l’originalità, l’autenticità e l’interesse».

Porcetto? «Poteva andare bene negli anni Novanta, quando la cultura gastronomica sarda era meno nota, ma oggi i prodotti agroalimentari sono conosciuti e riconosciuti». Cita la seada: «Da poco Igp, se l’avessero chiamata “tortello con formaggio e miele” questa traduzione sarebbe stata anche un po’ un tradimento». «Mi sorprende la scelta», esordisce il sociologo cagliaritano, docente all’università di Padova, Alessandro Mongili: «Sono curioso di sapere qual è stato il ragionamento che ha portato al nome “porcetto” che poi è l’italianizzazione del nome diffuso nel nord Sardegna, perché al sud si dice “porchetto”. “Porcheddu”, sarebbe stato più tipizzante, così come “angione” lo sarebbe stato per l’agnello Igp. Forse “porcetto” è stato scelto per accontentare i turisti?».

«I prodotti identitari hanno un’origine geografica, una storia, una cultura – chiosa Guigoni – se togliamo il nome togliamo un pezzetto della loro anima e della suggestione che esercitano sui consumatori».  (ilenia mura)

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