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Silvio Lai: «Per il Governo la Sardegna è fra le regioni europee più sviluppate»

Silvio Lai: «Per il Governo la Sardegna è fra le regioni europee più sviluppate»

L’attacco del parlamentare Pd sul decreto Mase sull’efficientamento energetico

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Sassari «Dopo la scivolata sulla storia d’Italia, con il manifesto di Ventotene, adesso il governo Meloni frana anche sulla geografia e sull’economia. La Sardegna con la Lombardia e la Baviera, secondo il Mase, rientra nelle regioni europee più sviluppate e non ce ne eravamo accorti». A denunciarlo, attraverso una nota, il parlamentare Pd della commissione Bilancio Silvio Lai, in riferimento «al bando sull’efficientamento energetico emanato dal Mase»: «Suddivide il bando da 236 milioni dedicando l’80% delle risorse per le regioni meno sviluppate e il 20% delle risorse alle regioni più sviluppate. Sarebbe una bella notizia se non fosse una favoletta, o forse un errore» perché «non si capiscono le ragioni e i criteri».

Per questo i parlamentari Pd hanno depositato una interrogazione al ministro dell’Ambiente: «Se la Sardegna (in compagnia con Molise e Abruzzo) fosse tra le regioni meno sviluppate, a cui è attribuito l’80% del budget complessivo, potrebbe partecipare con l’8% degli abitanti su 190 milioni di euro, oppure con il 4% degli abitanti sui restanti 46 milioni per le regioni più sviluppate. In sintesi si passerebbe da 18 milioni potenziali per i comuni sardi a poco più di 2 milioni di euro che si esaurirebbero rapidamente».

Con l’interrogazione «chiediamo di sapere quali siano i criteri applicati dal Mase per l’attribuzione delle regioni alle due fasce tra meno sviluppate e più sviluppate considerando, tra l’altro, che la Sardegna è tra le regioni considerate meno sviluppate, sulla base dei parametri macroeconomici stabiliti a livello europeo, nella programmazione dei fondi di coesione 2021/2027 Non dovrebbe esserci altro criterio se non quello geografico ed economico anche considerando la propensione naturale allo sfruttamento delle rinnovabili nelle infrastrutture pubbliche che i comuni possono mettere a disposizione». 

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