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Made in Sardegna

Cannonau e vermentino fermi nei porti, l’enologo Andrea Pala: «Cantine a rischio»

di Ilenia Mura
Cannonau e vermentino fermi nei porti, l’enologo Andrea Pala: «Cantine a rischio»

Difficoltà soprattutto per quelle di dimensioni medio-piccole che puntano sull’export

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Sassari «L’eventuale introduzione o l’inasprimento dei dazi doganali da parte degli Stati Uniti sui vini italiani rischia di avere conseguenze molto pesanti per l’intero settore vitivinicolo nazionale. Non parliamo di un problema che riguarda solo le grandi aziende, ma di una possibile crisi per migliaia di cantine, in particolare quelle medio-piccole, che hanno puntato sull’export e per cui il mercato statunitense rappresenta un riferimento fondamentale».

Dazi Usa minacciati del 200% su vini e liquori europei dal prossimo 2 aprile: dopo l’allarme lanciato da alcuni imprenditori vitivinicoli sardi sulla Nuova Sardegna, fra questi Cantina Argiolas, di Serdiana, l’enologo gallurese Andrea Pala, con esperienza in molte regioni italiane, da anni impegnato nella valorizzazione dei vitigni autoctoni, torna sul tema spiegando che gli Stati Uniti sono infatti da sempre uno dei principali sbocchi per il vino italiano. Oltre 2 miliardi di dollari di fatturato, questo il peso dell’export dei vini italiani nel mercato a stelle e strisce. Qualche giorno fa era stata la comunicazione degli importatori americani a preoccupare le aziende vitivinicole. 

Ecco il contenuto integrale dell’email inviata ai clienti italiani: «In seguito alle recenti indicazioni della US Wine Trade Alliance, desideriamo informare che siamo allineati con la loro raccomandazione di sospendere temporaneamente tutte le spedizioni dall’Unione Europea. (...)

Dato il rischio di una potenziale tariffa del 200% su vini, champagne e liquori dell’Ue, riteniamo sia prudente sospendere la spedizione finché non ci sarà più chiarezza sulla situazione. Stiamo monitorando attentamente gli sviluppi e vi terremo aggiornati man mano che saranno disponibili maggiori informazioni».

Esportazioni congelate: «Un aumento dei dazi – ribadisce Pala – significherebbe un rincaro dei prezzi al dettaglio, che renderebbe le etichette italiane meno competitive rispetto a quelle di altri Paesi produttori come Cile, Argentina o Australia, che non subirebbero la stessa tassazione. A parità di qualità – aggiunge – i consumatori americani potrebbero essere spinti a scegliere vini diversi solo per una questione di prezzo. Questo comporterebbe una perdita di quote di mercato difficile da recuperare».

Tra le prime conseguenze, secondo Pala, ci sarebbe una riduzione delle esportazioni, con un calo della domanda da parte degli importatori Usa e il rischio di una sovrapproduzione difficile da assorbire sul mercato interno: «Un’offerta maggiore in Italia – osserva ancora Pala – potrebbe portare a un abbassamento dei prezzi, con effetti dannosi su tutta la filiera, dai produttori ai distributori». Di fronte a questo scenario, secondo l’enologo è fondamentale che le aziende italiane si attrezzino con strategie concrete: diversificare i mercati puntando su nuove aree in crescita come Asia, Nord Europa e Canada, investire sulla forza del proprio brand e sul legame con il territorio, e costruire relazioni dirette con importatori e distributori statunitensi, per cercare di contenere l’impatto sui margini. Ma serve anche un’azione forte a livello istituzionale: «I consorzi, l’ICE, le regioni e il Governo devono lavorare insieme per rafforzare la presenza del vino italiano all’estero, attraverso fiere, campagne promozionali, missioni commerciali. E soprattutto – conclude Pala – bisogna mantenere un dialogo costante con l’Unione Europea e con gli Stati Uniti per evitare barriere che danneggiano un settore che è simbolo del Made in Italy e che rappresenta un patrimonio culturale ed economico fondamentale per il Paese». 

Sardegna e Toscana, legate dall’export. Sul tema, da Firenze, c’è chi è assolutamente prudente e parla di una «partita a scacchi»: «L’ottimismo non muore. Sono convinto che questa sia una bella partita a scacchi; ogni mossa è preceduta da un pensiero preciso da parte dei grandi giocatori». Sempre in volo verso destinazioni estere, a dirlo è Tony Sasa, cavaliere del lavoro, uno dei wine négociant più conosciuti nel settore, nonché esperto di marketing enologico globale che collabora con le migliori cantine al mondo. Riconosciuto da Forbes nel 2023 per il suo eccellente lavoro di marketing nel settore vinicolo, collabora anche con la Tenuta “Il Palagio” a Figline Valdarno. Appena rientrato da Los Angeles, sul tema dazi Usa, Sasa è cauto: «Da fonti molto attendibili, alcuni importatori hanno continuato a importare vini senza eccessi e senza panico fino a pochi giorni fa. Sembra tutto normale e, se loro si comportano in questo modo, ci mandano un segnale positivo». Infine: «C'è molta confusione, poiché non ci sono informazioni precise. Tuttavia, resta una grande speranza: che da questa partita usciamo tutti pari». 

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