Bufera su Facebook per l’intervento di Roberto Saviano, don Gaetano Galia: «Dice la verità»
La polemica dopo l’assalto al portavalori in Toscana: «I sardi producono criminali, non mafia»
Sassari L’analisi dello scrittore Roberto Saviano sulla criminalità sard
a, pubblicata con un video su youtube e rilanciata in un articolo della Nuova Sardegna dal titolo «Assalti ai portavalori, Roberto Saviano: la Sardegna produce criminali, non mafia», sta scatenando una infinità di reazioni sulla pagina Facebook del giornale.Centinaia di persone hanno commentato senza leggere una sola riga dell’articolo che spiega il pensiero di Saviano: «I sardi producono criminali, ma non producono mafia. Le organizzazioni sarde mal sopportano la gerarchia, soprattutto la gerarchia costante. Possono accettare una gerarchia operativa per quanto riguarda un assalto, ma non l’egemonia di un boss. Così come l’essere soldato e la presenza di un ufficiale». Decine di utenti invitano gli altri a leggere l’articolo prima di commentare. E infine, ci sono alcuni che provano a fare una analisi seria e regionata, partendo proprio dalle dichiarazioni dello scrittore napoletano.
Per esempio, don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Bancali, a Sassari, «Lavorando in carcere so di cosa parlo. Io non devo difendere nessuno, nemmeno Saviano. Dice una realtà molto ovvia. In Sardegna non si è mai sviluppata l’organizzazione di tipo criminale e mafiosa, camorristica, tipica del sud Italia. E lo spiega. Noi sardi non siamo facili a farci mettere sotto da un capo. Siamo un po’ lupi solitari. Lo possiamo fare per un obiettivo specifico, tipo rapina o i vecchi sequestri di persona, ma non sopportiamo a lungo un capo che decide per noi. Cosa ci sarà di male in questa affermazione. Poi mica sta dicendo che tutti sardi sono criminali. Dai imparate a leggere ciò che dice l’altra persona, invece che istruire in quarta in maniera istintiva. E soprattutto facciamo attenzione a abbassare la guardia, perché dove ci sono soldi, vedi Nord Italia (Lombardia) le mafie arrivano in picchiata. E per esempio, dai dati, non lo dico io, Olbia rischia molto. Adesso insultate anche me. Mi metterò a piangere di sicuro. Un abbraccio a tutti, soprattutto a chi deve offendere per esprimere il proprio parere».
La lettrice Ilaria Moledda risponde a don Gaetano Galia puntando il dito contro le scuole: «Don Gaetano Galia questo è il risultato del fallimento scolastico, perpetrato per decenni. Non solo non si legge ma, se ha letto un po' di commenti sotto gli articoli riguardanti questo assalto, ma anche quello di Caniga, molto quasi osannavano i criminali. Commenti del tipo "vergogna è andare a rubare e tornare a mani vuote", oppure "tanto sono soldi assicurati, li spenderanno esentasse al paesello". Non abbiamo perso il fascino per la figura del bandito, senza renderci conto che il bandito non "lavora" per tutti i sardi, ma solo per sé, gettando sul resto della popolazione - onesta e lavoratrice - un'ombra».
Sulla stessa linea l’intervento di Anna Kitty-San Sardara: «Il bello è che in tantissimi vi siete fermati al titolo, ma in pochi hanno poi letto l’articolo o non ne hanno compreso il senso. Nelle parole di Saviano c’è quasi “un’ode” ai sardi che non si sottomettono ad un padrone ma agiscono da soli. Questo intende quando parla di “criminali ma non di mafia” (anche perché non trovo altro termine per definire le gentili persone che assaltano i porta valori se non criminali!): la mafia è una organizzazione gerarchica con a capo diversi boss (a seconda delle zone di riferimento) mentre in Sardegna una simile organizzazione, grazie a Dio!, non esiste. Imparate a leggere e comprendere prima di lanciare sassi e anatemi».