Coltelli nascosti, la mamma oppressa dal marito: dietro l’omicidio del padre una drammatica vicenda familiare
Emergono nuovi dettagli sul caso di Mezzolombardo
Mezzolombardo Un colpo di coltello sferrato dal figlio maggiore per difendere la madre dalle continue minacce del padre. È questa, secondo la ricostruzione de Il Corriere, la drammatica vicenda familiare che si è consumata a Mezzolombardo, in Trentino. Milka Panic, la madre, da tempo viveva in un clima di tensione crescente, segnato da anni di controllo ossessivo, aggressioni verbali quotidiane e un marito che aveva iniziato a bere con sempre maggiore frequenza.
Secondo quanto riportato da Il Corriere, Milka aveva cambiato più volte residenza nel tentativo di allontanarsi dal marito: prima Laives, poi Mezzocorona, infine Mezzolombardo. Ma il problema la seguiva. L’uomo non si dava pace, voleva sapere sempre dove si trovasse, con chi parlasse, cosa facesse. Arrivava persino a presentarsi nel negozio dove la donna lavorava, camminando tra gli scaffali in silenzio, senza nemmeno rivolgerle la parola. Un controllo costante e asfissiante.
La sera prima del delitto, riferisce ancora Il Corriere, Simeun Panic si era infuriato per una foto pubblicata sui social dalla moglie, in cui compariva con alcuni colleghi durante un aperitivo. “Domani andiamo, ti licenzi e torniamo a Bolzano”, avrebbe urlato. A vivere questa situazione c’erano anche i figli. Bojan, il maggiore, era profondamente preoccupato. Sempre secondo quanto scrive Il Corriere, temeva che il padre potesse fare del male alla madre, tanto da arrivare a nascondere diversi coltelli da cucina. I carabinieri avrebbero trovato anche un martello nascosto in un armadio. In un’occasione recente, l’uomo si sarebbe scagliato contro il figlio minore solo perché stava giocando con la Xbox, arrivando a scardinare la porta della camera da letto per rabbia. Milka Panic aveva tentato di rassicurare i figli. “Ho scaricato l’app Where Are U”, avrebbe detto a Bojan, nel tentativo di mostrarsi più serena. Ma il clima in casa restava teso, e il timore del ragazzo si è trasformato in un gesto estremo. Ora Bojan, come riferisce la sua avvocata Veronica Manca, “sta collaborando con gli investigatori”.