La Nuova Sardegna

Vinitaly 2025

Tutti pazzi per i vini sardi: «E i dazi non fanno paura ai buyer americani» LE NOVITÀ E LE CONFERME

di Ilenia Mura
Tutti pazzi per i vini sardi: «E i dazi non fanno paura ai buyer americani» LE NOVITÀ E LE CONFERME

Dal nord al sud, passando per il centro: le cantine sarde hanno promosso la biodiversità della viticoltura isolana.

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Sassari «Il Vinitaly è stato un piacevole successo e una piacevole sorpresa, ciò che si temeva a causa delle notizie sui dazi non si è avverato, anzi: i buyer americani sono arrivati in massa e ci hanno detto chiaramente che sarebbero disposti alla spartizione del carico di spese, caso mai dovessero esserci gli aumenti del 20% prospettati da Trump». Il vino della cantina di Oliena, Fratelli Puddu, che ha suscitato maggior interesse? «Il nostro Gioias, un Cannonau bianco di 13 gradi», racconta Nina Puddu, imprenditrice vitivinicola alla guida delle Donne del vino Sardegna che al Vinitaly erano presenti in massa in rappresentanza di 18 cantine. 

Dal Nuorese al Sulcis, la conferma che questo Vinitaly ha fatto bene  agli imprenditori del settore, è del direttore commerciale della Cantina Santadi, Massimo Podda: «La nostra agenda è stata rispettata al 99 per cento, siamo rientrati decisamente soddisfatti, anche per aver potuto presentare i nostri nuovi tre vini, e aver annunciato l’arrivo sugli scaffali, prevista ad agosto, del nostro Terre Brune, annata 2021». Le novità hanno suscitato molto interesse: «Santadi ha sei ettari di Nasco, con vigneti di oltre 30 anni. Da qui è nato Case delle fate, nasco in purezza secco, da pasto, che non è dolce», spiega Podda: «Il nome è la traduzione di Domus de Janas, induce alla curiosità ed è un modo per far conoscere la nostra storia e le nostre tradizioni». Fra le novità anche «il Cannonau, Pani Loriga, non affinato in legno», così come esige una buona fetta di mercato. Infine Ondas, dedicato ai cagliaritani: «Il Poetto, con la sua Sella del diavolo e i casotti sono i protagonisti della etichetta di questo nostro nuovo rosato». 

A Monti, la cantina Tani guidata dalle sorelle Angelica e Roberta, ha brillato con due riconoscimenti: «Premiati il nostro Vermentino di Gallura Meoru e il rosè di Cannonau Vilù, che prende il nome da quelli di mia figlia e la figlia di mia sorella, Viola e Luna», racconta Roberta Tani rientrata dal Vinitaly «strafelice». Il loro vino più apprezzato? «Il Tearra, Vermentino di Gallura Docg superiore, ma piace anche il nostro rosso IGT Isola dei Nuraghi rosso, Serranu». 

Dalla freschezza del Vermentino di Gallura, re indiscusso del nord dell’isola, al sapore deciso, fruttato, e inconfondibile del Carignano del Sulcis. Dal maestoso Cannonau di Sardegna, al dolce Nasco di Cagliari (e non solo) regno del Monica e Nuragus. Alla Vernaccia di Oristano, fino al vivace Cagnulari coltivato tradizionalmente lungo la costa a sud di Sassari.

Protagoniste della scena sono state le 80 cantine, per 110 etichette, fra cui spiccano anche i Brut “metodo classico”, provenienti da tutto il territorio regionale. Tra vitigni autoctoni, sperimentazioni innovative e storie di cantine, i produttori sardi, al Vinitaly 2025, hanno raccontato l’anima dell’enologia di ogni angolo delle province, suscitando l’interesse tra gli esperti italiani ed esteri. 

Bianchi, rossi, rosati. Bollicine e vini passiti. Fra le cantine che partecipano al concorso, perché non tutte partecipano, ecco che Pritziosu di Sorso ha trionfato con cinque stelle per il dolce moscato di Nuraghe Crabioni. A Tres Montes i vigneti della famiglia Seghene, rappresentano la storia di una grande passione tramandata dal padre, l’84enne Augusto, ai figli. Allo stesso livello del Brut Metodo Classico Aristanis della cantina del Rimedio a Oristano. Cantina giovane quella di Sorso che ha i suoi vigneti nella zona del nuraghe Crabioni a Tres Montes, nata nel 2003 con la  prima vendemmia nel 2007: «Abbiamo solo vitigni autoctoni – raccontano Alessandra e Maurizio Seghene proprietari della cantina – quali moscato, vermentino, cagnulari e cannonau. In totale 20 ettari vitati».

Il riconoscimento principale di tutto il Vinitaly (Cantina dell’anno 2025) è andato alla Cantina del Rimedio di Oristano, entrata di diritto nella guida “5StarWines – the book 2026” dove ha piazzato tre migliori vini in altrettante categorie. La prestigiosa guida, prossimamente in stampa, è la guida per eccellenza di operatori del settore e appassionati. «Brindiamo al nostro lavoro, alla passione che ci guida e a voi, che ci scegliete ogni giorno – scrivono sui social dalla cantina – siamo felici, celebriamo con cinque dei nostri vini inseriti in guida con un punteggio superiore a 90 punti. Tre di questi, ci rendono particolarmente orgogliosi poiché da vitigno autoctono Vernaccia: Aristanis, Terresinis e Juighissa che raccontano e racchiudono l’unicità del territorio del Sinis. Ed infine, il nostro Spumante Metodo Classico Aristanis, che si aggiudica il premio Superstar come Miglior Spumante con 95 punti». Nella guida 2026, con un punteggio di 94 punti,  anche la Vernaccia di Oristano Doc Riserva Antico Gregori 1991, dell’azienda vinicola Attilio Contini: «Anche quest’anno abbiamo avuto il piacere di conoscere tante persone che sono passate a trovarci, e allo stesso tempo di far conoscere i nostri vini, la nostra terra e la nostra storia a chi condivide la passione per questo mondo».

Dal centro Sardegna si torna al nord, in direzione Alghero, l’isola ha conquistato un riconoscimento importante dedicato alle eccellenze del settore enologico nazionale. Il premio “Angelo Betti – Benemeriti della viticoltura italiana” con la medaglia Cangrande del Vinitaly 2025 è andato all’enologo 82enne Giampaolo Parpinello, 82 anni, sessanta vendemmie che hanno contribuito a dare lustro ai vini di Sardegna, sempre più apprezzati dai wine lovers internazionali: «E’ il secondo», sottolinea il figlio Paolo – che al Vinitaly ha presentato il suo nuovo rosato di Cagnulari: «Si chiama Burantì ed è stato molto apprezzato dai francesi che lo porteranno nei migliori ristoranti di Parigi». Ma qual è la caratteristica dei vini sardi che convince i wine lovers? «Bere i vini di vitigni autoctoni che hanno un loro stile». 

«Non solo Cannonau e Vermentino. Fra gli stand abbiamo incontrato sommelier alla ricerca della malvasia di Bosa o del Nasco di Cagliari», racconta il presidente Assoenologi, Mariano Murru: «Fra convegni e master class lo stand della Sardegna ha registrato sempre il sold out. Buyer e appassionati vanno in cerca della qualità riconosciuta dei nostri vini». 

Apprezzati non solo i vitigni più noti ma anche gli autoctoni come Nasco, Arvisionadu, Cagnulari, Carignano, Semidano e Nuragus, il vitigno più antico della Sardegna da cui potrebbe nascere presto un vino modernissimo, dealcolato,  di soli 10 gradi.

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