La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari: morì dopo un pugno, il pm chiede una condanna a 4 anni

di Nadia Cossu
Il tribunale di Sassari
Il tribunale di Sassari

Quarantunenne a processo per omicidio preterintenzionale, la vittima cadde a terra battendo la testa

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SASSARI. «Un processo drammatico» lo hanno definito gli avvocati della difesa, Salvatore Carboni e Marco Costa. «Drammatico per entrambe le parti. Per la vittima e i suoi familiari ma anche per l’imputato Emanuele Bottegoni che mai avrebbe voluto la morte di Gianpaolo Pintus». È una discussione accorata quella dei legali del giovane 41enne che sta affrontando un processo con rito abbreviato per omicidio preterintenzionale dopo la morte, avvenuta ad agosto del 2012, di un autotrasportatore di 57 anni. Ieri, al termine della requisitoria, il pubblico ministero Giovanni Porcheddu ha chiesto una condanna a quattro anni e otto mesi riconoscendo all’imputato le attenuanti, considerato che chiamò subito l’ambulanza e prestò i primi soccorsi.

L’episodio risale a tre anni fa. Pintus era morto dopo una lite davanti all’ingresso dell’Eurobar di Bancali. L’imputato si era presentato in questura con il suo avvocato e aveva fornito la sua versione dei fatti. Agli agenti della squadra mobile aveva raccontato di aver ricevuto una spinta da Pintus e per difendersi l’avrebbe spinto a sua volta – qualcuno parlò di un pugno – mandandolo a terra. Da quel momento Pintus non si era più ripreso. Il 5 settembre il suo cuore si era fermato.

Secondo gli avvocati della difesa, a provocare la morte non fu il pugno sferrato da Bottegoni ma la caduta a terra perché battè con estrema violenza la testa. Oltretutto la perizia medico legale evidenziò la compatibilità con una manata o una spinta sulla parte bassa del volto (in linea quindi con la tesi difensiva). Il medico disse anche che Pintus era ubriaco.

Ma accusa e avvocati di parte civile Nicola Lucchi e Alessandra Delrio, riferendosi alla condotta che ebbe quel giorno Bottegoni, hanno parlato di «accettazione della sfida» di fronte a un uomo «palesemente inferiore dal punto di vista fisico e per giunta ubriaco al momento della lite. Per questo Bottegoni non avrebbe dovuto sferrargli quel pugno».

Ma la difesa non è d’accordo: «Ma quale accettazione della sfida. Se davvero fosse stato così, Bottegoni non sarebbe rimasto a parlare per diversi minuti sull’uscio del locale. Le offese di Pintus erano cominciate dentro il bar, poi aveva chiesto a Bottegoni di uscire e lui, molto serenamente, aveva detto di sì ma non prima di aver pagato il conto al bancone. Se avesse accettato la sfida non se la sarebbe presa con tanta calma. E, oltretutto, non poteva sapere che era ubriaco». La parola al giudice Antonello Spanu il 25 novembre.

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