La Nuova Sardegna

Sassari

Botte al fratello, sacerdote condannato a Sassari

Luca Fiori
Botte al fratello, sacerdote condannato a Sassari

Don Gavino Sanna, attuale parroco di Bonorva, aveva aggredito il familiare a Ossi facendolo finire al pronto soccorso

12 dicembre 2019
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SASSARI. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato un giubbotto appeso fuori posto. Un banale pretesto che aveva trasformato l’antivigilia di Natale di sette anni fa in una giornata d’inferno per una famiglia di Ossi che – a pochi centimetri dalle statuine del presepe – si era ritrovata a regolare a suon di botte i conti di un’eredità contesa.

Tra i contendenti – e neanche lui si era tirato indietro e tantomeno aveva porto l’altra guancia – don Gavino Sanna, 65 anni, attuale parroco di Bonorva. Insieme alla sorella Antonia Celestina, di 63 anni e al fratello Antonio Maria di 58, il sacerdote era finito a processo per lesioni ai danni di Roberto, un quarto fratello di 53 anni che aveva denunciato ai carabinieri di essere stato aggredito dai tre familiari.

Ieri mattina il giudice Caterina Serra ha condannato il religioso insieme al fratello e alla sorella (tutti difesi dall’avvocato Luca D’Alò) a due mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

La lite furibonda si era scatenata la sera del 23 dicembre del 2012 nell’abitazione di Ossi, in cui i quattro i fratelli convivevano dopo la morte dei genitori. Il clima si era fatto pesante per questioni di eredità irrisolte e neanche l’imminente arrivo del Natale aveva reso gli animi più buoni. Rientrato a casa poco prima di cena Roberto aveva chiesto spiegazioni alla sorella Celestina per la collazione di un giubbotto. Era intervenuto anche il sacerdote e il capo di abbigliamento era finito per terra.

«Mi sono chinato per raccoglierlo – ha raccontato in aula la parte offesa – e mio fratello sacerdote mi ha colpito con calci e pugni. Mentre mi colpiva – ha aggiunto l’uomo – mi ha buttato nel letto mettendomi la mano in faccia e impedendomi di muovermi. E a quel punto gli ho morsicato il dito per liberarmi. Mentre uscivo dalla stanza – ha aggiunto Roberto Sanna – si sono avventati su di me anche Antonia Celestina e Antonio Maria colpendomi con calci e pugni. Dopo che sono riuscito a liberami – ha concluso la parte offesa – ho chiamato i carabinieri».

Subito dopo l’uomo, che si è costituito parte civile nel processo con l’avvocato Maurizio Serra, si è recato al pronto soccorso in compagnia di un’amica ed è stato giudicato guaribile in due giorni per le lesioni ricevute. Poca roba, ma questo non gli ha impedito di rivolgersi ai carabinieri e presentare una denuncia. Il procedimento è andato avanti fino ad arrivare in un’aula di giustizia. Durante il processo i tre imputati hanno raccontato una versione dei fatti completamente diversa. Il sacerdote in particolare ha provato a spiegare al giudice di essere intervenuto per difendere la sorella Celestina vittima dell’aggressione da parte di Roberto. Il giudice però non gli ha creduto e ha emesso una sentenza di condanna.

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