Porto Torres, il volto antico della basilica di San Gavino nel disegno inedito del 1832
La scoperta dell’epigrafista Giuseppe Piras: un orologio e la torre campanaria. Fondamentale l’analisi effettuata su un documento battuto all’asta da Finarte
PORTO TORRES. Un campanile a vela che aveva una stranissima struttura con una banderuola segnavento. E un orologio. Notizie inedite sulla storia della basilica di San Gavino di Porto Torres, una delle chiese più importanti della Sardegna che continua a riservare sorprese. Le ultime scoperte portano ancora la firma di Giuseppe Piras, epigrafista e ricercatore instancabile, presidente del Centro studi, che ha analizzato un disegno inedito del 1832 e ha curato un saggio che è comparso di recente su Insula Noa. Tutto parte dalla segnalazione fatta da un amico (Manuel Piras) che ha notato nel sito web della casa d'aste Finarte un documento di notevole interesse relativo alla città di Porto Torres, e nello specifico al compendio monumentale che circonda la basilica di San Gavino. Giuseppe Piras ha preso contatti col Dipartimento Dipinti e disegni Antichi (in particolare con la dottoressa Valentina Ciancio che ha offerto la propria collaborazione per le informazioni dettagliate sull'oggetto).
A maggio del 2021 il disegno è stato battuto all'asta e aggiudicato a un acquirente della Penisola. L’opera, proveniente dalla collezione privata dello storico dell’arte Giancarlo Sestieri è stata attribuita a un artista del XIX secolo, di scuola italiana. E il disegno - secondo quanto appurato nel corso della ricerca da Giuseppe Piras - è di notevole importanza perché fornisce una vista della borgata di San Gavino (allora era distinta da quella di Porto Torres) datata 14 maggio 1832 e ha una visuale opposta a quella del disegno dell'architetto Giuseppe Cominotti e dell'ingegner Enrico Marchesi eseguito nel maggio 1827. Dal lavoro di Giuseppe Piras emerge una prima notizia inedita: la sommità del colle era delimitata da una staccionata. Quindi, secondo la ricerca il muraglione di contenimento è quantomeno posteriore all'ottobre 1884 (nella planimetria catastale di Luigi Gandolfi infatti non è presente). E poi vi erano tre stradine nello spiazzo antistante la staccionata (a sinistra la futura via Sabelli, al centro un viottolo che sarà sostituito dalla scalinata del muraglione, a destra la futura via a la Fonte). Inoltre, nel palazzo a sinistra, a due piani, è stato rilevato lo stemma che è attualmente conservato nel Palazzo del Marchese. Ci si è tanto chiesti a chi appartenesse e che data avesse: finalmente - come si legge nel saggio - Giuseppe Piras ha identificato la famiglia (Martinez, marchesi di Montemuros), decifrato il motto dello stemma e spiegato il perché fosse stato apposto in quell'edificio (Don Giovanni Battista Martinez di Montemuros fu Capitano del porto e risiedeva lì). Anche questa notizia inedita.
C’è poi la straordinaria novità del campanile a vela con la banderuola segnavento (è la prima volta che se ne parla e se ne ha conoscenza grazie all’indagine di Piras) e anche l’orologio finora sconosciuto. Come confermano dipinti cinquecenteschi e l'analisi di un dettaglio del disegno di Cominotti e Marchesi dell'aprile 1827 (quello con vista dal porto alla città) la Basilica doveva avere una torre campanaria: notizia anche questa ine dita. E inoltre nel disegno si vedono due personaggi in abbigliamento tradizionale (un uomo vestito con soprabito, “sereniccu”, e una donna con bimbo in braccio) dunque un'ulteriore fonte per le ricerche sugli abiti tradizionali portate avanti in questi anni. Il disegno - secondo l’analisi dell’epigrafista di Porto Torres - propone uno scorcio di Monte Agellu con vista rivolta verso l’abside orientale della chiesa romanica di San Gavino. Il punto esatto in cui l’artista si posizionò per realizzarlo dovrebbe essere al centro dell’attuale carreggiata compresa tra corso Vittorio Emanuele e l’angolo con via Mazzini. L’esistenza di un orologio sulla basilica di San Gavino rappresenta una assoluta novità: le ricerche continuano perché non ci sono notizie in merito a chi lo fabbricò e alle date di acquisto e installazione nell’edificio di culto: l’analisi di un altro disegno (aprile del 1827 eseguito da Cominotti e Marchesi, consente di fare risalire almeno a cinque anni prima del 1832 la presenza dell’orologio nel San Gavino.