Dimessi i due genitori fiocinati nel sonno dal figlio a Santa Maria Coghinas
di Luca Fiori
La madre ospite di parenti, il padre ricoverato in un centro per la riabilitazione. Lunedì perizia psichiatrica su Picci. Dissequestrata la villa a Santa Maria Coghinas
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SASSARI. Hanno lasciato il reparto di Rianimazione dell’ospedale civile “Santissima Annunziata” di Sassari dopo un mese e mezzo Giuseppe Picci e Maria Giovanna Drago, i coniugi di 68 e 67 anni feriti alla testa il 27 aprile scorso dal figlio Alberto, mentre dormivano all’interno di una villetta del Residence Casteldoria, alle porte di Santa Maria Coghinas.
La donna è stata accolta a Cagliari a casa di alcuni parenti, mentre l’uomo è stato trasferito in un centro sanitario di Oristano per seguire un programma di riabilitazione per via delle gravi lesioni subite alla gola. Intanto nella villetta in cui si era verificato il tentato omicidio sono stati tolti i sigilli della Procura della Repubblica, che ha ultimato gli accertamenti per ricostruire con esattezza quello che accadde all’interno dell’abitazione prima dell’arrivo dei soccorsi e dei carabinieri.
Tra due giorni inizierà invece nel carcere di Bancali l’incidente probatorio con perizia psichiatrica per valutare le condizioni mentali di Alberto Picci, il 47enne, nato a Cagliari ma cresciuto a Pieve Emanuele in provincia di Milano, accusato di tentato omicidio per aver aggredito i suoi genitori nel sonno senza un apparente motivo. L’incidente probatorio era stato richiesto dal sostituto procuratore Angelo Beccu, titolare dell’inchiesta. Il pm ha chiesto alla consulente - la psichiatra Claudia Granieri - di accertare se l’uomo, difeso dall’avvocato Tania Decortes, fosse o meno capace di intendere e di volere quando ha sparato con un fucile da pesca contro il padre che poi ha anche accoltellato al volto, prima di colpire la madre alla testa con delle forbici da pesca. Il magistrato aveva già affidato al medico legale Valentina Piredda l’incarico di valutare l’entità delle ferite alla testa delle due vittime. Giuseppe Picci e sua moglie Maria Giovanna Drago dopo le dimissioni hanno chiesto entrambi notizie del figlio. Dopo alcuni giorni in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione dell’ospedale civile di Sassari, la donna aveva iniziato a riprendersi e a respirare autonomamente, successivamente anche il marito si era risvegliato e aveva iniziato a rispondere alle cure dei medici. Dopo la brutale aggressione entrambi erano stati sottoposti a interventi chirurgici, ma le speranze per Giuseppe Picci erano inizialmente appese a un filo. Ha quasi del miracoloso infatti la riuscita della lunga e delicata operazione che l’uomo aveva dovuto subire all’arrivo in ospedale a Sassari. Il 68enne, originario di Cagliari, era arrivato al pronto soccorso del Santissima Annunziata con un arpione infilzato nella gola e con un coltello a serramanico sotto uno zigomo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La donna è stata accolta a Cagliari a casa di alcuni parenti, mentre l’uomo è stato trasferito in un centro sanitario di Oristano per seguire un programma di riabilitazione per via delle gravi lesioni subite alla gola. Intanto nella villetta in cui si era verificato il tentato omicidio sono stati tolti i sigilli della Procura della Repubblica, che ha ultimato gli accertamenti per ricostruire con esattezza quello che accadde all’interno dell’abitazione prima dell’arrivo dei soccorsi e dei carabinieri.
Tra due giorni inizierà invece nel carcere di Bancali l’incidente probatorio con perizia psichiatrica per valutare le condizioni mentali di Alberto Picci, il 47enne, nato a Cagliari ma cresciuto a Pieve Emanuele in provincia di Milano, accusato di tentato omicidio per aver aggredito i suoi genitori nel sonno senza un apparente motivo. L’incidente probatorio era stato richiesto dal sostituto procuratore Angelo Beccu, titolare dell’inchiesta. Il pm ha chiesto alla consulente - la psichiatra Claudia Granieri - di accertare se l’uomo, difeso dall’avvocato Tania Decortes, fosse o meno capace di intendere e di volere quando ha sparato con un fucile da pesca contro il padre che poi ha anche accoltellato al volto, prima di colpire la madre alla testa con delle forbici da pesca. Il magistrato aveva già affidato al medico legale Valentina Piredda l’incarico di valutare l’entità delle ferite alla testa delle due vittime. Giuseppe Picci e sua moglie Maria Giovanna Drago dopo le dimissioni hanno chiesto entrambi notizie del figlio. Dopo alcuni giorni in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione dell’ospedale civile di Sassari, la donna aveva iniziato a riprendersi e a respirare autonomamente, successivamente anche il marito si era risvegliato e aveva iniziato a rispondere alle cure dei medici. Dopo la brutale aggressione entrambi erano stati sottoposti a interventi chirurgici, ma le speranze per Giuseppe Picci erano inizialmente appese a un filo. Ha quasi del miracoloso infatti la riuscita della lunga e delicata operazione che l’uomo aveva dovuto subire all’arrivo in ospedale a Sassari. Il 68enne, originario di Cagliari, era arrivato al pronto soccorso del Santissima Annunziata con un arpione infilzato nella gola e con un coltello a serramanico sotto uno zigomo.
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