Operaio morto alla Gesam, mercoledì la verifica sui telefonini
L’incidente probatorio è stato fissato per le 9 negli uffici della Procura
Sassari È in programma per domani mattina alle 9 l’affidamento dell’incarico ai due periti tecnici nominati dalla Procura della Repubblica per effettuare gli “accertamenti irripetibili” sui telefoni cellulari dei dipendenti della Gesam, messi sotto sequestro il 6 agosto scorso dagli agenti della squadra mobile, nel corso delle indagini per la morte di Antonio Masia, l’operaio trovato senza vita all’interno dell’impianto di Truncu Reale il pomeriggio del 25 luglio. L’incidente probatorio, richiesto dal sostituto procuratore Maria Paola Asara, dovrebbe servire ad avere qualche risposta in più su quello che accadde all’interno dell’impianto di smaltimento di rifiuti il giorno della tragedia. Agli esperti informatici Giovanni Saba e Marco Parlonino gli inquirenti chiederanno di verificare se nelle memorie degli smartphone messi sotto sequestro sia rimasta qualche informazione che possa essere utile alle indagini.
Nel registro degli indagati rimane al momento solo Fabiano Mario Saba, sassarese di 49 anni, collega di Masia. A lui gli agenti della squadra mobile sarebbero arrivati dopo aver sequestrato diverso materiale nelle primissime fasi delle indagini e acquisito immagini e video del sistema di videosorveglianza ritenute di «sicuro rilievo investigativo». L’uomo deve rispondere di incendio doloso aggravato e inquinamento ambientale, oltre che di omicidio colposo e occultamento di cadavere. Sarebbe lui ad aver causato la morte del responsabile del settore cernita di 53 anni con uno dei macchinari presenti all’interno dello stabilimento. Antonio Masia era morto, aveva stabilito l’autopsia, per un “trauma da schiacciamento”. A provocare il decesso sarebbe stato un mezzo meccanico che dopo aver investito l’operaio lo avrebbe parzialmente “schiacciato”. Invece di chiamare i soccorsi chi lo aveva investito aveva scelto di nascondere il suo corpo tra i rifiuti. Dodici giorni dopo alla Gesam era poi scoppiato un incendio che aveva distrutto tutto.