Mario Segni: «Orgoglio e responsabilità, solo così Sassari può rinascere»
Via alla due giorni di lavori: «per imparare dal nostro passato»
Sassari Un ruolo di guida del territorio da esercitare con forza e convinzione, perché solo essendo il punto di riferimento del capo di sopra dell’Isola si può riprendere a contare anche a Cagliari e a Roma. Una trama da tessere di nuovo, e non solo dal punto di vista politico, ma anche sociale e culturale, per mettere in rete le migliori competenze, confrontarsi in un dibattito di alto livello, da cui far germogliare aspirazioni, progetti, soluzioni.
L’autoanalisi Un’autoanalisi completa e spietata del proprio passato, a caccia di ciò che è stato perso e di quello che si è sbagliato, ma anche di un orgoglio e di un’identità di cui andare fieri.
È una disanima franca e senza sconti quella che Mario Segni fa della sua Sassari, ricca di preoccupazione per «una crisi generale, nella quale è ormai impossibile distinguere causa ed effetto», ma anche di un ottimismo che «deriva dal ricordo di quello che Sassari per decenni è stata nel panorama isolano e nazionale, e delle enormi potenzialità e peculiarità che ancora conserva».
Il convegno Un approccio che è alla base del convegno di studi che si apre questa mattina nella sala Angioy della Provincia, e che per due giorni indagherà sui molteplici aspetti della storia cittadina nel primo trentennio del dopoguerra. Un viaggio tra economia, urbanistica e industria e istruzione, cultura, stampa, chiesa, spettacolo e letteratura, arte e sport. E politica, chiaramente, municipale, regionale, nazionale. Con l’ex leader referendario che incrocerà i ferri con Beppe Pisanu (che aprirà i lavori di sabato) e Arturo Parisi (a cui sono affidate le considerazioni conclusive), che ascolteranno le relazioni di alcuni dei migliori esperti nei vari settori dello scibile municipale: «Dimostrando – sottolinea Segni – che il fermento politico, culturale e sociale a Sassari esiste, ed è ancora di altissimo livello. Deve solo emergere, e riprendere a fare sentire la sua voce».
I giovani turchi Guardare al passato per costruire il futuro insomma. Analizzando senza preconcetti e facili trionfalismi la “Sassari dei presidenti” e dei giovani turchi: «Che per decenni hanno dominato la vita politica regionale. Dettori, Giagu, Soddu, personalità di altissimo livello, cresciuti durante le impetuose dinamiche del grande inurbamento, che entra socialmente in contatto con il mondo cattolico che ne diventa punto di riferimento».
O: «La Sassari delle banche, con la loro straordinaria concentrazione, di cui oggi non è rimasto niente. E la Sassari della straordinaria vivacità culturale. Basti pensare a Ichnusa o, con le dovute proporzioni, ai venerdì della Fuci».
Le nuove eccellenze Ma anche la Sassari che scommette (volente o nolente) su petrolchimico e terziario, e la scommessa la perde, trovandosi ora in una drammatica crisi di vocazione.
«Sicuramente Sassari – spiega Segni – ha necessità di ricostruire le sue eccellenze. Accademiche, per iniziare, con una università da difendere dalle tentazioni accentratrici, e da “collegare” alle nuove possibilità imprenditoriali e di sviluppo. Turistiche e culturali, mettendo davvero in rete le sue unicità, ma anche caricandosi sulle spalle i problemi del territorio. L’aeroporto, il porto, il parco dell’Asinara, le coste di Castelsardo, le reti viarie o le infrastrutture tecnologiche: sono tutti problemi prima di tutto di Sassari».
La guida Un ruolo di guida non da arrogarsi ma da conquistarsi, per dire la propria nei tavoli che contano. «Ci sono processi complessi – spiega il giurista e accademico – che vanno oltre le responsabilità o le possibilità di soluzione di un territorio. Ci sono però momenti in cui le decisioni politiche, e il peso che si può mettere in campo, contano. Penso alla città metropolitana, era la vera possibilità, ma per un irrigidimento di Pigliaru più che dei cagliaritani è stata un’occasione persa. Penso alla sproporzione nella divisione delle risorse per la Sanità e in generale all’accentramento nel capoluogo di regione, che è dinamica tanto diffusa in tutta Italia quanto fallimentare».
Il percorso E, visto che per problemi complessi, servono complesse soluzioni, non c’è modo migliore di iniziare il cammino che da questo convegno, con la seconda tappa già in programma per il prossimo anno dedicata al periodo dal 1976 ai giorni nostri. «Con la motivata speranza di innescare un dibattito vero, di offrire un luogo di confronto, di scontro se serve, da cui però uscire con una sintesi, una visione, un entusiasmo da cui Sassari deve necessariamente ripartire, per prendere in mano il suo destino e scrivere altre pagine della sua gloriosa storia».