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Gianni Puggioni: «Stadio dei Pini, no ai muri che allontanano i campioni»

di Giovanni Bua
Gianni Puggioni: «Stadio dei Pini, no ai muri che allontanano i campioni»

La denuncia dell’olimpionico: «I ragazzi che alleno pagano 15 volte di più»

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Sassari Tariffe quindici volte più alte per gli atleti che non sono di società cittadine. E accesso limitato dalle ormai celebri fasce orarie. Spesso il diavolo si nasconde nei dettagli. E tra i tanti problemi finiti sul tavolo dell’assessora Rosanna Arru sulla nuova gestione dello Stadio dei Pini, protagonista venerdì di una “calda” audizione in V commissione, ne è calato uno che potrebbe apparire, almeno dal punto di vista numerico, minore, ma che invece ha un enorme valore sia pratico che simbolico.

A evidenziarlo uno che nel mondo dell’atletica non ha certo bisogno di presentazioni, e che venerdì ha assistito in silenzio alla seduta durante la quale l’assessora Rosanna Arru ha difeso la contestata assegnazione diretta del “Tonino Siddi” all’Ati formata da Ichnos, I guerrieri del pavone e polisportiva Luna e Sole. Solo alla fine Gianni Puggioni, medaglia di bronzo (per citare uno dei suoi tanti successi) con la staffetta 4×100 italiana ai Campionati del mondo di atletica leggera 1995, si è avvicinato all’assessora. E le ha detto: «Lo sport è apertura, inclusione. Partire tutti dalla stessa linea. E soprattutto è salute. Per ogni euro investito se ne risparmiano dai 3 ai 6 in cure mediche. Non è sullo sport che si deve risparmiare o guadagnare».

Parole seguite dall’esposizione del problema, di cui Rosanna Arru ha preso l’impegno di occuparsi in prima persona. Che bene rende l’idea di quante smagliature ci siano nel nuovo corso dello stadio cittadino, a cui bisogna assolutamente mettere una pezza. Puggioni, dopo la sua brillante carriera di atleta, ne ha intrapreso una altrettanto di primo livello come tecnico e dal 2007 è diventato allenatore specialista in velocità e ostacoli, facendo sbocciare molti dei maggiori talenti sardi nella velocità degli ultimi lustri. Ora segue alcuni campioni della “Delogu Nuoro”, su tutti il gioiellino classe 1997 Antonio Moro. Uno che, per chiarire anche ai non addetti ai lavori, nei 60 piani ai campionati italiani indoor di Ancona di febbraio, è finito dietro solo a Marcel Jacobs e Giovanni Galbieri.

Moro, nuorese, studia a Sassari all’ultimo anno di scienze motorie, e a Sassari spesso dunque si allena. «Secondo il nuovo piano tariffario – sottolinea Puggioni – non essendo tesserato in una società cittadina deve pagare invece che 12 euro all’anno 15 euro al mese. Si tratta di una tariffa 15 volte superiore».

Non cifre enormi, verrebbe da pensare: «Non certo per un campione come Moro – ammette Puggioni –. Ma noi non ne facciamo una questione di soldi ma di messaggio. Io alleno ragazzi e ragazze che competono a livello nazionale con ottimi risultati. Spesso studiano, o sono tesserati in società, in varie parti di Italia. Si allenano nel luogo in cui sono, e quasi sempre gratis, essendo atleti che sono un vanto, un bene per il movimento dell’atletica. Non è quello che chiediamo o che vogliamo. Siamo pronti a contribuire alle spese per la gestione dell’impianto. Ma non ci sembra giusto essere discriminati in quanto “non tesserati in società cittadine”. Non è così che si ragiona quando si parla di sport».

Effettivamente la situazione è paradossale. Quando nella pista del Siddi una leggenda come Puggioni allena un campione del livello di Moro lo stadio si ferma, e assiste a quello che è un vero spot per la disciplina. Un dono per il movimento, che non solo non andrebbe penalizzato in alcun modo, ma addirittura incentivato a venire più spesso possibile a calcare le piste sassaresi.

«Noi non vogliamo preferenze di alcun tipo – sottolinea Puggioni – ma sicuramente ci vogliamo sentire a casa nella città dove Moro studia, vive, spende i suoi soldi e il suo tempo. Vogliamo pagare quanto gli altri, e magari avere un po’ di elasticità negli orari se un campione come lui si deve allenare in orari diversi perché ha un esame, o un impegno importante da preparare. Ma soprattutto, sfruttando la nostra visibilità, vogliamo difendere il diritto dei tanti atleti e appassionati, tesserati per i più svariati motivi in società non cittadine, di trovare le porte del Siddi sempre aperte, alle condizioni di tutti gli altri. Io sono stato contattato dall’Ati che gestisce lo stadio per trovare una soluzione. Non è un patto su misura per me che chiedo. Ma il rispetto di un principio che deve valere per tutti».

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