La Nuova Sardegna

Sassari

L’emergenza

Sassari, l’allarme del garante: «Nel carcere di Bancali servono interventi urgenti»

di Gianni Bazzoni
Sassari, l’allarme del garante: «Nel carcere di Bancali servono interventi urgenti»

Oltre 400 i detenuti, molti quelli con problemi psichiatrici

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Sassari Il carcere è lo specchio della società esterna e quello che succede all’interno del luogo di detenzione spesso è gravato da problemi che vengono affrontati in maniera adeguata solo quando esplodono.

É per questo che il garante comunale per i diritti delle persone private della libertà Gianfranco Favini ha deciso di lanciare un nuovo allarme per la situazione del carcere di Bancali.

I detenuti Sono oltre 400 e più della metà hanno necessità di assistenza sanitaria per problemi di tossicodipendenza, alcolismo e disturbi di carattere psichiatrico. Proprio le questioni socio- sanitarie che riguardano l’ambiente carcerario sono affrontate a febbraio nella sede della Direzione generale della Asl di Sassari alla presenza del direttore sanitario e del presidente del Tribunale di sorveglianza insieme allo staff del carcere e al garante.

«É stata richiamata l’attenzione su ciò che bisogna fare per garantire l’assistenza ai numerosi detenuti con patologie psichiatriche e di quelli che hanno problemi di tossicodipendenza», ha detto Gianfranco Favini. Criticità Sono state messe in evidenza anche le principali criticità relative alla quotidianità nel penitenziario di Bancali. «In alcune sezioni – ha detto ancora Favini – ci sono celle nelle quali convivono tre persone. Sono situazioni dalle quali scaturiscono spesso conflitti verbali e, in alcuni casi, esplosioni di violenza tra gli stessi reclusi. Siamo in presenza di detenuti difficilmente gestibili dagli stessi agenti della polizia penitenziaria e così si sviluppa un clima di disperazione alimentato dalla ingestibilità di una struttura dove continuano a mancare le figure apicali del direttore e del comandante della polizia penitenziaria a tempo pieno». 

Secondo il garante, «la mancanza delle figure dirigenziali si ripercuote sulla gestione complessiva del penitenziario, e inevitabilmente anche sulla sicurezza». I diritti Favini sottolinea che in simili condizioni è facile che vangano lesi i diritti sanciti dalla Costituzione Italiana che toccano non soltanto i detenuti, ma anche tutte le persone che a vario titolo operano all’interno del carcere (agenti, personale dell’Area trattamentale, operatori socio-sanitari) che subiscono spesso anche situazioni di rischio elevato per la loro incolumità». Violenza L’autolesionismo e le violenze – secondo il garante – «possono essere ridimensionate da una attenzione rinnovata. Cioè se da parte del ministero della Giustizia ci fosse un potenziamento degli organici unito alla formulazione di programmi di rieducazione del detenuto, al potenziamento delle opportunità di lavoro nell’ambito carcerario». 

La richiesta è anche quella di un numero maggiore di incontri con i familiari, oltre che di rapporti telefonici. Il tasso di disperazione dei detenuti può essere attenuato «attivando corsi di formazione legati a possibilità occupative e di reinserimento». 

Da pochi giorni ha cominciato a operare Il Servizio di assistenza intensificato: «Una struttura interna preziosa, dotata di 13 stanze dove i detenuti possono essere seguiti sotto la guida del responsabile sanitario e del personale ausiliario di medicina interna». Piccoli segnali di speranza che, si spera, non siano solo temporanei.

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