La Nuova Sardegna

Sassari

L’inchiesta

Appalti sospetti all’Aou di Sassari, il gip ha revocato arresti domiciliari e misure interdittive

di Nadia Cossu
Appalti sospetti all’Aou di Sassari, il gip ha revocato arresti domiciliari e misure interdittive

Gli oculisti possono tornare al lavoro, solo per l’imprenditore cagliaritano e per sua sorella confermato il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione

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Sassari Non ci sono esigenze cautelari, ossia non esiste il pericolo che gli indagati possano nuovamente commettere il reato che la Procura della Repubblica di Sassari gli contesta: avere in qualche modo favorito un imprenditore cagliaritano affidando alla sua azienda l’incarico per la fornitura di apparecchiature biomedicali destinate alla clinica oculistica della Aou.

Ed è sulla base di questa convinzione – successiva agli interrogatori di garanzia che si sono svolti venerdì mattina – che il gip Gian Paolo Piana ieri ha revocato gli arresti domiciliari all’oculista Mario Sotgiu e all’imprenditore Paolo Tronci e la misura del divieto di esercitare la professione per un anno ad Antonio Pinna, direttore della clinica oculistica, e ad Antonio Alberto Mario Lumbau, ingegnere clinico. Solo una misura interdittiva rimarrà valida nei confronti di Paolo Tronci e di sua sorella Maria Emanuela, ossia il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.

Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari arrivato nelle Pec degli avvocati difensori è stato accolto con soddisfazione. «Preso atto degli elementi di novità emersi dagli interrogatori di garanzia – scrive il gip Piana – occorre effettuare una riconsiderazione delle esigenze cautelari sottese all’emissione di alcune misure cautelari che erano state disposte per l’unica esigenza cautelare dedotta dal pm: il pericolo di reiterazione delle condotte delittuose contestate».

Fa una serie di riflessioni il giudice, legate principalmente a tre aspetti: “il collocamento in pensione” del dottor Mario Sotgiu (che attualmente lavora solo in privato ndc), “il mutamento del servizio dell’ingegnere Lumbau” il quale, da tempo, non lavora più nella struttura di Ingegneria clinica dell’Aou. Infine, le dichiarazioni rese in udienza dal dottor Antonio Pinna che “ha affermato di aver partecipato in una sola occasione alla redazione e alla sottoscrizione di un capitolato d’appalto e di non avere intenzione, per il futuro, di esercitare questa attività”. Sulla base di queste argomentazioni e “tenuto anche conto della non trascurabile distanza temporale dei fatti cui si riferisce il procedimento”, Piana ha deciso per la revoca delle misure cautelari e interdittive.

Determinanti, quindi, sarebbero stati gli interrogatori fiume durante i quali tre dei cinque indagati (i Tronci si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) hanno voluto spiegare le loro posizioni, depositando memorie, producendo documenti e mostrando massima disponibilità a collaborare con gli inquirenti per spazzare via ogni possibile dubbio residuo.

Sotto la lente di ingrandimento della magistratura (titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Lara Senatore) era finito proprio quel bando del 2020, “cucito su misura”, secondo l’accusa: valore a base d’asta pari a due milioni di euro. Ad aggiudicarsi la gara, l’anno successivo, erano state due aziende di Cagliari: la A.B.Med srl e la Promedical srl (amministrate da fratello e sorella Tronci, difesi dagli avvocati Nicola Satta, Guido Manca Bitti e Massimo Macciotta). E a far parte della commissione che decise l’affidamento del bando c’erano gli altri tre indagati.

Questi ultimi, sul ruolo avuto in quel frangente, hanno chiarito al giudice le rispettive posizioni. Marginali, non decisionali. Pinna (difeso dagli avvocati Elias Vacca e Pierluigi Carta) ha spiegato ad esempio di esser stato consultato solo poco prima della pubblicazione del bando. Il suo sarebbe stato un ruolo meramente “tecnico”. Come direttore della clinica avrebbe cioè semplicemente detto di cosa nel suo reparto c’era bisogno e di cosa no. Così come Mario Sotgiu (assistito dai legali Letizia Doppiu Anfossi e Gabriele Satta) che era stato nominato presidente della commissione ma nulla sapeva del capitolato redatto diverso tempo prima. Oltretutto era andato in pensione pochi mesi dopo. E Lumbau (difeso dagli avvocati Francesco Porcu e Danilo Sedda) che, in qualità di ingegnere clinico, diede le risposte ai quesiti tecnici di sua stretta competenza.

Ora il lavoro della Procura andrà avanti con l’obiettivo di definire tutti gli aspetti dell’inchiesta che hanno convinto la Senatore a iscrivere cinque persone nel registro degli indagati. È vero che il gip ha revocato la maggior parte delle misure ma è altrettanto vero che l’incipit del provvedimento firmato da Piana recita: “Ritenendo allo stato immutata la convinzione della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza circa la commissione del reato di cui alla provvisoria imputazione”. Da parte loro, gli indagati, hanno dato piena disponibilità a chiarire ogni dettaglio.

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